Serva di Dio Concetta Lombardo (1924-1948)

Concetta Lombardo nacque a Stalettì (CZ) il 7 luglio 1924. Il padre Gregorio morì in un incidente quando lei aveva sette mesi. Conobbe la povertà, ma crebbe sana e bella, assieme alla sorella Angela, allevata da mamma Giovanna Rauti, che si divideva tra la famiglia e i lavori a giornata nei campi o a fare e vendere sapone. Concetta, di carattere piuttosto chiusa e timida, frequentò solo la prima classe delle scuole elementari e non fu ammessa. Ben presto dovette lavorare anche lei nei campi, sbrigare le faccende domestiche, ricamare e fare la sarta. Frequentava la chiesa, dove era impegnata come catechista. La sua fede era semplice, ma soda e convinta: nutriva il suo spirito di Parola di Dio e di Eucaristia e leggeva qualche buon libro, fornitole dal suo parroco, come le biografie delle sante Maria Goretti e Genoveffa. Si formò spiritualmente in Parrocchia, nell’Azione cattolica e nel Terz’Ordine Francescano presso il convento di san Gregorio. Era, a dire di tutti, una ragazza seria, nelle parole e nei comportamenti.

Nella sua adolescenza si fidanzò con Luigi Posca, ma questi, emigrato in Germania, lì si sposò. Lei, pur soffrendo tanto la delusione, accettò la volontà di Dio. Quando ebbe circa 22 anni un altro giovane, Alfonso Carello, rivolse a lei un pensiero di amore, ma fu allontanato da Vincenzo Messina, uomo sposato con una figlia, fruttivendolo-macellaio del paese vicino, Gasperina, che si era invaghito di lei al punto di trasformare in breve tempo quel sentimento in un’autentica ossessione.

Vincenzo aveva conosciuto Concetta per via del comparaggio che la sorella di Concetta, Angela, aveva stretto con la famiglia Messina come madrina nel Battesimo della loro figlia. Grazie alla frequentazione delle famiglie, con scambi di doni, come si fa in Calabria, il suo sentimento per Concetta si trasformò ben presto in passione. Quando la famiglia Lombardo si accorse delle attenzioni particolari del compare, che, per giunta, diceva pubblicamente che avrebbe fatto in modo che Concetta fosse la sua nuova compagna per la vita, ruppe il comparaggio (il “San Giovanni”) e vietò a Vincenzo di avvicinarsi a casa.

Ma Vincenzo non demorse, anzi inseguì, pedinò, insidiò Concetta, divenendo un’ossessiva presenza davanti alla sua casa: un vero e proprio stalking asfissiante. Concetta doveva continuamente nascondersi e scappare per non incontrarlo. Aveva ben chiaro il principio dell’indissolubilità del matrimonio, dell’illiceità morale dell’adulterio, della peccaminosità di un’eventuale relazione extraconiugale. Respinse, quindi, il pretendente in nome della virtù e dei principi morali: “Tu sei sposato. Dio non vuole, questo è peccato”. Vincenzo, incurante del rifiuto di Concetta, tentava di rompere la sua resistenza spirituale e umana con un crescendo di minacce: arrivò perfino a puntarle la pistola. La vicenda assunse così i contorni di un dramma. Il 22 agosto 1948, dopo una notte insonne e tormentata, Vincenzo uscì di casa alle quattro del mattino, dicendo alla moglie che andava a piangere sulla propria situazione, ma che avrebbe fatto piangere qualcun altro. Dopo aver vagato un po’, prese la strada per Serusi di Stalettì. Lì vide Concetta mentre con la zia Maria e lo zio Giovanni stava raccogliendo fichi d’India. Pistola in pugno intimò a Concetta di seguirlo. La zia e un vicino, Antonio Camastra, considerata la gravità della situazione, suggerirono a Concetta di ubbidirgli. Avrebbero provveduto loro ad informare la madre di quello che era successo. Concetta si rifiutò dicendo: “Non voglio dare scorno al Signore e alla mamma”. Partirono due colpi di pistola che uccisero Concetta; poco dopo Vincenzo si suicidò a pochi metri da lei. Questo il racconto della morte martiriale di Concetta da parte della zia Maria Rauti: “Era domenica 22 agosto 1948, ore 7.

Lui, rivolto a Concetta: «Venitinda» (= vienitene con me). Io: «No!».

Lui: «Adesso andate e mi denunciate» (mia sorella, la mamma di Concetta, l’aveva denunciato diverse volte!). Io: «Andatevene; non vi denuncio».

Lui: «Concetta se ne deve venire con me». Io: «No!» (cu malu = con tono minaccioso).

Lui: «Non me ne vado se non me la levo» (= se non me la porto). Io: «No!»

Lei, Concetta: «È un peccato! E poi non voglio dare questo scorno alla mamma».

Io gridavo… Un uomo vicino (Antonio Zibibbo): «Vai, figlia, che, se no, ti ammazza».

Lei, Concetta: «Megghiu u moru ca u nci dugno su scornu alla mamma e demmu offendu u Signuri» (= meglio morire che dare questo scorno alla mamma e offendere il Signore). Si abbraccia a me, di dietro, per paura di essere sparata.

Lui alza il mio braccio sinistro; afferra Concetta dall’altro braccio e la fa cadere; su Concetta fa cadere anche me. Lui mi afferra e mi fa cadere di nuovo su una pietra grossa (da allora sono malata di testa). Io chiamavo gente. Non venne nessuno se non l’ing. Gatti che aveva sentito due colpi all’aria. Lui: «L’ho sparata due volte!!!»”.

L’espressione di Vincenzo Messina “Concetta se ne deve venire con me”, non manifestava un impulso momentaneo di passione, ma un progetto di vita: voleva indurre o costringere Concetta non semplicemente a compiere un atto peccaminoso con lui contro la castità, ma ad accettare uno stato permanente di peccato: contro il precetto di Dio della castità, contro il precetto della fedeltà coniugale e contro il precetto dell’indissolubilità del matrimonio. Vincenzo era lucido nel suo proposito. L’odium fidei di Vincenzo è già manifesto nel disprezzo delle virtù morali, collegate alla fede, insite nei precetti di Dio ricordati. Ma raggiunse il culmine quando mise la ragazza davanti all’alternativa: accettare la proposta peccaminosa o morire. Ella preferì la morte pur di essere fedele a Dio.

Sulla tomba di Concetta nel cimitero di Stalettì è scritto: “A Concetta Lombardo, morta tragicamente per difendere il bel fiore della sua giovinezza, la sorella e la mamma posero”.

La fama di martirio di Concetta si espresse nella diffusa stima per la sua coscienza, sempre retta, nel ricordo commosso della sua morte coerente ai suoi principi di fede e nelle visite oranti alla sua tomba. Don Eugenio Marcella, parroco di Stalettì dal 1954 al 2003, ha ricordato che i fedeli, accostandosi alla sua tomba in preghiera, indicavano Concetta come “una santa cristiana”. Diverse persone di Stalettì hanno riconosciuto che, già da dopo la sua morte, con il passare degli anni “si parlava di Concetta e si parla ancora con stima, facendo cenno all’eventuale riconoscimento della sua santità”. Preghiere, fiori e lumini erano le forme ordinarie di devozione nella comunità ecclesiale di Stalettì.

L’Inchiesta diocesana per il riconoscimento del martirio fu iniziata nell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace il 1988, dopo 8 anni di ricerche da parte di Padre Nicola Criniti, sacerdote dei Frati Minori Conventuali. È terminata il 6 giugno 2002, essendo arcivescovo Mons. Antonio Cantisani. Dopo 10 anni, nel 2012, Mons. Vincenzo Bertolone ha dato un nuovo impulso alla Causa. Ottenuto il Decreto di validità, è stata composta la Positio super martyrio, attualmente in esame presso la Congregazione delle cause dei Santi.

I resti mortali di Concetta, composti in una cassetta, il 25 ottobre 2000 furono portati nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta e collocati su una parete del presbiterio. Sul marmo che sigilla il loculo è scritto: “Preferì la morte al peccato contro l’innocenza/ e i valori della famiglia/ Catechista e terziaria francescana”.

Con la scrittura del sangue Concetta ha lanciato un monito ai tanti giovani che, cedendo alle tentazioni dell’impurità non rispettano la sacralità del proprio e dell’altrui corpo “tempio di Dio” (1Cor. 3,16-17). Ella sta a ricordare che l’unica cultura della vita che salva è quella che passa per il rispetto di sé stessi e degli altri e dell’obbligo di vivere il sacramento matrimoniale nella fedeltà, come alleanza santa (Ef. 5, 25).

La Causa della Serva di Dio Concetta Lombardo era stata avviata da Mons. Antonio Cantisani il 30 gennaio 1990 con la costituzione del Tribunale. La Causa era ferma in Congregazione. Il 12 giugno 2012 Mons. Vincenzo Bertolone ha incaricato Padre Pasquale Pitari di compiere uno Studio sui punti dibattuti della Causa. Lo Studio in due volumi presentato in Congregazione è valso a fare riprendere la Causa, con la concessione del Decreto di Validità.

La Positio super martyrio di Concetta Lombardo, costruita da Padre Pasquale Pitari, è stata depositata nel mese di aprile 2015. È stata esaminata il 7 giugno 2016 dagli storici, i quali non l’hanno approvata. La Postulazione ha reperito nuovi documenti. Il Dicastero romano ha autorizzato l’Arcivescovo Mons. Bertolone di riaprire la Causa, e presentare i nuovi documenti.

Utilizzando i nuovi documenti, Padre Pasquale Pitari, ha costruito una nuova Positio, rimessa nelle mani dell’Arcivescovo Mons. Bertolone.

 

Preghiera
O Dio, Padre onnipotente e misericordioso,
ti rendiamo grazie per averci dato
Concetta Lombardo,
una ragazza semplice, timorata,
casta, dal cuore puro
come la sua coscienza.
Ella, come la storia della Chiesa illustra,
volle appartenere alla schiera
delle vergini martiri
pur di non tradire Cristo,
lo sposo celeste amato.
La sua fedeltà luminosa alla tua legge
sia per tanti giovani
e le loro famiglie
un luminoso modello da seguire.
Ti supplichiamo, Padre:
per l’intercessione della tua Serva fedele,
concedici la grazia che con fiducia ti chiediamo. Amen.

 

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