Venerdì Santo: «la croce, la morte di Gesù in croce, la sua passione, sono per noi davvero un annuncio di salvezza»

Oggi, venerdì 7 aprile, presso la Basilica “Maria SS. Immacolata” di Catanzaro, l’Arcivescovo S.E. Mons. Claudio Maniago ha presieduto la Celebrazione della Passione del Signore, seguita dalla tradizionale processione del Cristo Morto e della Vergine SS. Addolorata (la “Naca”), partita dalla chiesa “San Giovanni Battista” di Catanzaro.

 

Nella sua omelia, l’Arcivescovo ha ricordato come il racconto della Passione di Gesù “tocca il nostro cuore con le sue note drammatiche, con l’attenzione che l’evangelista Giovanni pone a tanti particolari, quasi avesse il desiderio che, chiunque ascoltasse queste parole, si sentisse in qualche modo presente. […] Proprio per questo noi, ogni volta che lo ascoltiamo, e, in particolare, quando lo ascoltiamo in questo giorno, il Venerdì Santo, non possiamo rimanere indifferenti. […] Dalle sue piaghe, dalle piaghe di Gesù, noi siamo stati guariti. Questo significa, allora, che un annuncio grande ci viene dall’austera liturgia di questo giorno: la croce, la morte di Gesù in croce, la sua passione, sono per noi davvero un annuncio di salvezza. Quelle piaghe, quell’amore enorme di Dio, che in Gesù Cristo ha donato tutto se stesso fino all’ultima goccia di sangue, è l’amore che ci salva, l’unica nostra speranza”.

 

“Se la Pasqua per noi è davvero un annuncio di nuova vita – ha affermato Mons. Maniago –, lo è perché scaturisce da questo grande amore di Dio per noi […]. Dalla lettura del Vangelo di Giovanni, abbiamo sentito che Gesù sulla croce, in quelle poche parole che, straziato sicuramente dal dolore, riesce a pronunciare, a un certo punto dice: «Ho sete». […] È un desiderio forte la sete e Gesù sulla croce, lì davvero, esprime il desiderio più grande di Dio, che è la nostra salvezza. In quel «ho sete» di Gesù davvero c’è il grande amore di Gesù che, si direbbe in termini semplici, fa proprio di tutto per salvarci, fino a dare la sua vita. Fino a dare il suo sangue”.

 

A conclusione, l’Arcivescovo ha sottolineato che “davvero il Signore ha sete. Il suo è un desiderio grande di bene per noi, per ciascuno di noi. Un bene che si traduce nel bene della nostra vita. Una vita che possa essere dignitosa, una vita che possa esprimere tutte le sue qualità, una vita che possa vincere le fragilità, la tentazione, il peccato, una vita che sia libera dalle catene talvolta delle nostre miserie, delle nostre mediocrità. Il Signore ha sete della nostra vita, della bellezza della nostra vita ed è per questo che, tra poco, avvicinandoci al Crocifisso, noi una volta di più dovremmo dire al Signore quanto lo amiamo, proprio nel momento in cui lui ci ridirà di nuovo: «Ho sete. Ho sete della tua vita, della bellezza della tua vita»”.