Ieri, mercoledì 4 ottobre, nella festa di San Francesco d’Assisi, S.E. Mons. Claudio Maniago ha celebrato l’Eucarestia, insieme alla Comunità dei frati minori, presso la parrocchia conventino “Sant’Antonio da Padova” di Catanzaro, alla presenza del provinciale p. Mario Chiarello e in occasione del 25° anniversario di sacerdozio del parroco p. Francesco Lanzillotta.
Durante l’omelia, l’Arcivescovo ha collegato la celebrazione con l’evento ecclesiale che papa Francesco ha scelto di iniziare proprio nella memoria di San Francesco: il Sinodo della Chiesa Cattolica. L’esempio di San Francesco, infatti, si configura come un modello di fraternità che può ispirare il cammino sinodale della Chiesa, una Chiesa aperta alla novità dello Spirito Santo. Senza questa apertura è infruttuoso vivere una nuova stagione sinodale della Chiesa. C’è il rischio di considerare il Sinodo un mero parlamento organizzativo.
San Francesco ci mostra come coniugare l’obbedienza con la novità. Egli, così diverso rispetto alla vita ecclesiale del tempo, decide di incontrare il Papa e di rimanere in quella Chiesa, che per certe vie non era proprio esemplare, senza però perdere il suo sguardo verso l’oltre.
“La Chiesa, oggi, ha bisogno di uno sguardo che sappia vedere oltre – ha ricordato mons. Maniago –, ma non come di un visionario, che vede cose inesistenti. Lo sguardo dell’oltre è verso le cose reali, ma con prospettive nuove, concretizzabili. È l’atteggiamento del profeta, del cristiano speranzoso che si sente sempre protagonista nella Chiesa e si impegna in quel che gli compete proponendo, prodigandosi. È il servizio umile e semplice di chi pensa di dover solo ristrutturare una chiesetta diroccata e poi si ritrova col dare un nuovo volto spirituale alla chiesa del tempo”.
“Le parole consegnate dal Papa, che descrivono la figura del santo, segnano concretamente la via da percorrere e sono talmente semplici, evangeliche, – ha concluso l’Arcivescovo – che non necessitano di grandi spiegazioni, ma solo di essere vissute. A vivere, dunque, questa intensa stagione sinodale servono: unità, umiltà, preghiera e carità. Imperniandosi su questi quattro pilastri, il cristiano di oggi può seriamente guardare oltre e concretizzare la propria appartenenza e la propria missione nella Chiesa. Il Sinodo, allora, non rimane solo un argomento da testate giornalistiche così distante dalla nostra vita diocesana, ma diventa un’occasione per ritrovare la passione per riparare e ricostruire la Chiesa, che nonostante gli sfregi e le difficoltà rimane sempre la Sua casa, la nostra casa”.