Solennità di San Vitaliano 2023: «oggi sentiamo ancora di aver bisogno del nostro Santo Patrono»

Con grande partecipazione si sono rinnovati, anche quest’anno, i solenni festeggiamenti in onore di San Vitaliano, Patrono dell’Arcidiocesi e della città di Catanzaro.

Al mattino, durante la celebrazione Eucaristica, l’Arcivescovo S.E. Mons. Claudio Maniago, dopo aver salutato le autorità civili e militari, i presbiteri, i diaconi, quanti hanno ricevuto l’ufficio di ministri straordinari della comunione e i fedeli tutti, che, nonostante il caldo estivo, hanno partecipato con gioia alla celebrazione, ha rivolto il suo pensiero ai giovani coinvolti, in questo giorno, in un tragico incidente sulle nostre strade.

Pubblichiamo di seguito il testo dell’Omelia tenuta dall’Arcivescovo S.E. Mons. Claudio Maniago:

 

La liturgia odierna che ci vede radunati per fare memoria e onorare San Vitaliano, Patrono della nostra Diocesi e della città di Catanzaro, vede più che mai protagonista la parola di Dio che con la sua forza raduna, dà fondamento e costruisce la nostra vita di fede e le relazioni delle nostre comunità. Quella parola che ha plasmato la vita del nostro Santo Patrono e che ce lo ripropone come modello nel nostro cammino di discepolato cristiano.

Ascoltando proprio la Parola che il Signore ci ha donato in questa celebrazione, nel brano del Vangelo appena proclamato, ci viene offerta una similitudine a prima vista incomprensibile per la nostra mentalità, che riterrebbe insensato un agricoltore che semina lungo la strada, sui sassi tra le spine. In realtà nell’antica Palestina questo procedimento era abituale: si seminava non dopo, ma prima dell’aratura che aveva quindi lo scopo di cancellare gli ostacoli di sotterrare il seme. Abbiamo davanti a noi un primo senso della parabola: nonostante le avversità, il terreno cattivo, le erbacce che minacciano il seme, il raccolto è alla fine abbondante là dove il seme è attecchito. Nonostante gli ostacoli che si frappongono alla predicazione e all’attività di Gesù, nonostante la speranza sembri esile, alla fine il regno di Dio si presenterà in pienezza e gloria inaspettata. Lo stesso tema lo troviamo anche nell’oracolo che abbiamo ascoltato come prima lettura tratto dal libro di Isaia: la parola di Dio è sempre efficace, la sua forza fecondatrice è simile all’acqua tanto attesa dal contadino. La sua efficacia quindi non si infrange davanti alle difficoltà, e trova sicura accoglienza nel cuore di chi si apre alla presenza di Dio, cioè del piccolo gregge, dei poveri, di coloro che accettano con fiducia, entusiasmo e operosità la buona notizia del Cristo.

La spiegazione della parabola che troviamo nello stesso testo evangelico, sposta l’accento da Dio, com’è nella parabola, all’uomo, dal seminatore e dal seme al terreno, dalla contemplazione di fede all’impegno morale ed esistenziale. Il tema centrale di questo secondo messaggio che ci offre la parabola è, legato all’ascolto della parola di Dio, all’adesione, all’amore operoso, all’accettazione con tutto il cuore, l’anima e le forze, per l’edificazione del Regno. Gli uccelli che divorano il seme svelano certamente un cuore posseduto dal maligno che strappa ciò che è stato seminato, i terreni pietrosi che lasciano solo attecchire un misero germoglio possono rivelare gli incostanti, i fragili, i deboli che vengono sconfitti nella prova e le spine possono essere interpretate come segno dei superficiali e degli instabili legati ai miti del benessere. Ma forse il vangelo ci porta oltre.

In effetti Dio attraversa il terreno della nostra esistenza e lo trova inevitabilmente in condizioni diverse. Come un campo vive stagioni diverse, così la nostra vita è segnata ora dalla superficialità, ora dalla preoccupazioni e dalla sofferenza, ma talvolta è caratterizzato anche dalla disponibilità. Questo seminatore strano, originale, rappresenta allora non solo il modo con cui Dio gettala sua parola nelle nostre esistenze complicate, ma racconta anche il modo in cui Dio ama ogni terreno. Il seminatore non aspetta infatti che il campo sia pronto ad accogliere il seme, ma getta la sua parola in qualunque tipo di terreno. Il seminatore non fa calcoli, non getta il seme solo dove prevede di avere più frutto, ma rischia, investendo su qualunque tipo di terreno.

La parabola quindi non vuole condannare o premiare la situazione che sto vivendo, ma vuole farci comprendere che in qualunque condizione noi ci troviamo, Dio continua a compromettersi con noi. Dio getta la sua parola, si comunica, ci ama, qualunque sia la stagione che stiamo attraversando. Il modo con cui il seminatore lavora, dice lo stile con cui Dio ama: chi ama veramente non fa calcoli, non aspetta che l’altro sia perfetto per amarlo, non si compromette solo laddove sa di poterne trarre vantaggio o dove spera di averne un ritorno. Quello non è vero amore, vero spirito di servizio e soprattutto non è lo stile di Dio. È vero che noi spesso consideriamo la reciprocità come un valore fondamentale della nostra cultura: mi impegno solo laddove ho la sicurezza che anche tu farai lo stesso con me. E se questo discorso può forse valere a livello istituzionale e politico, ma anche su questo ci sarebbe da riflettere, non funziona certo nelle relazioni, dove si ama veramente e quindi anche si serve veramente, quando si è disposti a rischiare, quando non si fanno calcoli eccessivi, quando si è disposti anche a perdere: questo ci insegna la generosità quasi illogica del seminatore, lo stile di Dio che ci viene offerto nel Vangelo.

Fratelli e sorelle oggi sentiamo ancora di aver bisogno del nostro Santo Patrono e ci rivolgiamo nuovamente al nostro San Vitaliano innanzi tutto per invocare da Lui protezione contro terremoti e pestilenze. E nella nostra preghiera non pensiamo a chissà quali cataclismi o terribili punizioni divine, ma piuttosto pensiamo ai disastri naturali spesso procurati dall’incuria umana che inquina e ferisce con diffusa leggerezza la casa comune e magari si lamenta degli sconvolgimenti climatici e del diffondersi di certe letali patologie, pensiamo alla peste dell’avidità e dell’egoismo che calpesta la vita di tutti pur di raggiungere ricchezze materiali e potere, pensiamo ai terremoti che colpiscono la nostra convivenza civile e che si susseguono nella nostra società, abbattendo la solidità dei principi civili e religiosi che ne fondano l’esistenza e intrappolando soprattutto le nostre terre in forme di immobilismo nefasto che ne impedisce un sano sviluppo a beneficio di tutti; pensiamo alla pestilenza della violenza che in varie forme, fisiche e morali, da quelle eclatanti come la guerra e le guerre della malavita, a quelle più quotidiane come i femminicidi e l’arroganza sfacciata delle varie gangs che infestano le periferie, e a quella violenza che priva della dignità, del futuro e spesso anche della vita, tante persone, soprattutto giovani, donne, persone fragili; pensiamo alle pestilenze che inquinano le nostre relazioni, facendo affogare nel mare di chiacchiere e calunnie, di risentimenti e rancori, la ricchezza e la fecondità della fraternità umana che sola può garantire una convivenza giusta e solidale. pensiamo alla peste dell’avidità e dell’egoismo che calpesta la vita di tutti pur di raggiungere ricchezze materiali e potere, pensiamo ai terremoti che colpiscono la nostra convivenza civile e che si susseguono nella nostra società.

La risposta che il Patrono da alle nostre suppliche, è la testimonianza della sua vita, vero terreno fertile dove la Parola che Dio ha seminato ha fruttato abbondantemente. Una vita che è diventata punto di riferimento e sostegno nel cammino nella storia della nostra Diocesi e della nostra Città; una testimonianza che ci chiama ad affidarci alla Parola di Dio accogliendola con docile apertura di cuore, per farla fruttare fruttare nella nostra vita e nelle relazioni con cui costruiamo la nostra comunità ecclesiale e civile.

Carissimi Ministri Straordinari della Comunione che rinnovate o iniziate oggi il vostro servizio: guardate alla figura di San Vitaliano per trovare ispirazione e spinta missionaria per vivere il vostro servizio. Siate come lui terreno fertile che accoglie la parola e impegnatevi a viverla incarnando lo stile di Dio, che è stile eucaristico, cioè di donazione generosa e attenta ai più bisognosi, ai più fragili, ai più piccoli. E ricordate che come ministri della Comunione, non siete chiamati solo a portare l’Eucaristia a chi, anziano o malato, non può partecipare alle celebrazioni eucaristiche, non siete chiamati solo ad aiutare il presbitero nella distribuzione dell’Eucaristia in celebrazioni numerose, ma a servire con impegno e anche sacrificio la comunione nella vostra comunità, impegnandovi per primi a cercare strumenti e vie per ricucire gli strappi, per imparare ad ascoltarsi e ad accettarsi, per imparare a crescere nel rispetto reciproco, camminando insieme incontro al Signore. San Vitaliano vi sia amico e buon consigliere nel vostro servizio nella Chiesa.

Nel celebrare con gioia la solennità del nostro Santo Patrono che sentiamo vicino a condividere le nostre gioie e soprattutto ad aiutarci nelle nostre fatiche, non possiamo oggi non avere un particolare ricordo per la Fondazione Betania, realtà così importante e benemerita nella storia della nostra Diocesi e del nostro territorio. Purtroppo la Fondazione sta vivendo da tempo una situazione di difficoltà conseguenza di molteplici contingenze negative. Da tempo ci si sta prodigando per riportare la Fondazione a offrire il servizio degno della sua storia e dello spirito che l’ha sempre animata: purtroppo in questi giorni, il Tribunale di Catanzaro ha dichiarato “l’apertura della Liquidazione giudiziale” per Fondazione Betania. In questo giorno così importante per noi voglio esprimere la mia preoccupazione per gli ospiti delle strutture, e manifestare tutta la mia vicinanza e solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici della Fondazione per il sacrificio fin qui sostenuto insieme alle loro famiglie per superare questo momento così difficile e al Consiglio di amministrazione insieme a tutti i collaboratori che con estenuante impegno si stanno prodigando per questa importante realtà del nostro territorio. Auspico in particolare, che le istituzioni che hanno sempre riconosciuto alla Fondazione Betania, la validità del servizio svolto nell’ambito socio sanitario affidando alle sue strutture la realizzazioni di molti progetti a servizio dei più fragili, manifestino la loro vicinanza e il loro sostegno in questo momento di difficoltà. Tutti dobbiamo accompagnare questa benemerita Fondazione con la nostra preghiera, perché i passi che l’attendono si muovano nel rispetto della giustizia certo, ma anche di una grande storia di servizio e soprattutto con attenzione e cura di tutte le persone coinvolte nella sua attività.

Il nostro Santo Patrono ci dia il coraggio di cambiare per vivere sempre di più secondo lo stile di Dio, portando frutti nuovi di impegno per rinnovare le nostre comunità e la società tutta, guidati dalla Parola di Dio e dallo Spirito che da la vita.