Una Chiesa in cammino con il cuore e le gambe di centinaia di fedeli che, da oltre un anno ormai, stanno dando forma e sostanza al Sinodo che, come afferma Mons. Claudio Maniago, è stato suggerito dallo Spirito a Papa Francesco «non per inventare una nuova Chiesa, ma per riscoprirne il volto, nella varietà dei carismi e dei ruoli, nella comunione, togliendone le incrostazioni che ne inceppano il motore».
Per la Chiesa che è in Catanzaro-Squillace, una nuova tappa del Cammino è stata vissuta a Soverato, con la partecipazione di trecento delegati parrocchiali che, nelle varie realtà, sono impegnati nei cosiddetti “cantieri di Betania”, immagine scelta a Roma per manifestare la realtà di uno spazio in divenire. Cantieri pensati come laboratori aperti che, sotto l’azione dello Spirito Santo, cercheranno di favorire «la crescita delle comunità nello stile sinodale e nella cura delle relazioni, nell’ascolto dei “mondi”, nella promozione della corresponsabilità di tutti i battezzati, nello snellimento delle strutture per un annuncio più efficace del Vangelo». Ai tanti partecipanti, forse ancora apparentemente troppo silenziosi nell’era della globalità social, ma attivi, reattivi e propositivi, l’incoraggiamento compiaciuto del Vescovo Claudio Maniago: «Siete tanti, state dimostrando entusiasmo e voglia di mettervi in gioco: non scoraggiatevi, la strada è lunga, il percorso è tortuoso, ma siamo certi che raccoglieremo il frutto di tanto impegno e tanta dedizione».
“A spasso tra i cantieri” è invece stato il tema dell’incontro sinodale nella cittadina sullo Jonio: si è trattato di presentare e comprendere quanto si sta realizzando nelle dieci foranie della Chiesa diocesana, nei cantieri della strada e del villaggio, dell’ospitalità e della casa, delle diaconie e della formazione spirituale. Oltre a questi, un quarto cantiere, quello più ricercato, quello della “tradizione e della pietà popolare”. I vari referenti hanno così presentato lo stato dell’arte dei lavori che continueranno, in questi mesi, nei gruppi sinodali parrocchiali e zonali, per poi essere compresi in una proposta conclusiva che verrà consegnata al Vescovo il 4 giugno.
A Pierpaolo Triani, professore di Pedagogia generale presso l’Università Cattolica del “Sacro Cuore” e membro del Gruppo di coordinamento nazionale del Cammino Sinodale, il compito di spiegare e condividere perché il cammino sinodale è «una opportunità di crescita della Chiesa locale». «Dobbiamo essere consapevoli che stiamo scrivendo una importante pagina di storia della Chiesa italiana e non dobbiamo dimenticare che il Sinodo è un evento dello Spirito, tutto è in divenire» ha esordito Triani che ha sottolineato «l’importanza dell’ascolto in tutto questo processo». «Il Sinodo – ha detto Triani – si svolge nelle tre fasi, narrativa, sapienziale e profetica, dunque il tentativo è di imitare il linguaggio del Signore che ha parlato a noi, nella rivelazione biblica, attraverso queste tre grandi forme, paradigma del linguaggio di Dio. Alla Chiesa è offerta una opportunità ed è un’occasione che deve essere sfruttata pienamente, partendo proprio dalla fase dell’ascolto delle narrazioni. Il lavoro da impostare non dovrà essere macchinoso, ma dovrà modellare ciò che già si fa in maniera sinodale, perché l’ascolto non è mai tempo perso».
A tutti è stata consegnata, dalla commissione diocesana per il Sinodo, la “truscia”, ovvero il “fardello o fagotto” di uso comune in Calabria e che e contraddistingueva chi era così povero da non potersi permettere una borsa, uno zaino o un borsello di qualunque tipo: venivano così realizzati dei fagotti con pezzi di stoffa, legati ad un bastone, per andare a lavorare nel cantiere della propria terra.
Il Sinodo è anche questo!