Mercoledì 25 gennaio, festa della Conversione di San Paolo, la Chiesa Diocesana che è in Catanzaro-Squillace ha vissuto un evento di grande gioia: l’ordinazione presbiterale di tre giovani diaconi. Don Vitaliano Caruso, della parrocchia “San Francesco da Paola” in Catanzaro, don Riccardo Catanese, della parrocchia “Madonna del Carmine” in Uria di Sellia Marina (CZ), e di don Vito Muriniti, della parrocchia “San Giovanni Battista” in Borgia (CZ).
L’ordinazione è avvenuta nel corso della solenne celebrazione Eucaristica nella Basilica Concattedrale “Santa Maria Assunta” in Squillace, presieduta dall’Arcivescovo Metropolita S.E. Mons. Claudio Maniago.
Di seguita l’omelia.
Celebriamo con grande stupore la liturgia di questa ordinazione che arricchirà la nostra Diocesi e il nostro presbiterio di tre nuovi ministri, Riccardo, Vitaliano e Vito. “Se venisse a mancare lo stupore per il mistero pasquale che si rende presente nella concretezza di questo segno sacramentale, potremmo davvero rischiare di essere impermeabili all’oceano di grazia che inonda questa nostra celebrazione” (DD 24). Una grazia destinata a noi presbiteri che riviviamo oggi gesti e parole che hanno segnato per sempre la nostra vita, e sentiamo nuovamente l’emozione di fronte a quella presenza che ci chiama ogni giorno a condividere la sua passione per il suo popolo. Una grazia destinata a tutti voi, fratelli e sorelle, chiamati a gioire per il dono che il Signore fa alla nostra chiesa, segno della sua fedeltà e del suo amore che si prende ancora cura di noi. Ma questa celebrazione è un fiume di grazia soprattutto per voi (Riccardo, Vitaliano e Vito), che da oggi siete costituiti presbiteri in questa Chiesa per servirla con l’offerta di tutta la vostra vita.
Per aprirci a questa generosità di Dio, facciamoci guidare dalla sua Parola e dalla testimonianza di san Paolo, nella festa liturgica della sua conversione.
Nella prima lettura (At 22, 3-16) abbiamo ascoltato Paolo narrare, nel tempio di Gerusalemme, ai suoi fratelli ebrei, la vicenda sconvolgente della sua conversione. Come affermano gli altri due racconti dell’evento, contenuti nel libro degli Atti (At 9, 1-8; 26, 2-18), Paolo attribuisce la propria radicale trasformazione alla visione di Gesù Nazareno, che egli si accaniva a perseguitare e che gli si para davanti, sulla strada verso Damasco. Se ogni conversione è opera della grazia divina, cioè dell’intervento immediato e radicale di Dio nel cuore dell’uomo, quella di Paolo lo è in sommo grado. Il Signore Gesù si è mostrato a Paolo e ha preso a dialogare con lui, che, già convinto fariseo, impreparato a questa manifestazione e ad essa ostile, non ha potuto opporvi resistenza. Abbiamo ascoltato nella lettura, la voce stessa di Paolo che avvia lo straordinario dialogo: “Che devo fare, o Signore?”. La risposta di Gesù, non ancora esplicita ma già risolutiva, lo incita a dirigere i suoi passi verso la Chiesa di Damasco: “Là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia” (At 22, 10).
Questa esperienza, che trasforma Saulo nell’apostolo Paolo, ci insegna, ancora una volta, come i grandi eventi, determinanti per la vita della Chiesa, scaturiscano dalla grazia del Signore, il quale interviene nella nostra vita personale, nei nostri cuori, plasma la storia della Chiesa, come e quando egli vuole. L’incontro con Gesù sulla strada verso Damasco trasforma radicalmente la vita di Paolo. Da quel momento in poi, per lui il significato dell’esistenza non sta più nell’affidarsi alle proprie forze per osservare scrupolosamente la Legge, ma nell’aderire con tutto sé stesso all’amore gratuito e immeritato di Dio, a Gesù Cristo crocifisso e risorto. Così egli conosce l’irrompere di una nuova vita, la vita secondo lo Spirito, nella quale, per la potenza del Signore Risorto, sperimenta perdono, confidenza e conforto. E Paolo non può tenere per sé questa novità: è spinto dalla grazia a proclamare la lieta notizia dell’amore e della riconciliazione che Dio offre pienamente in Cristo all’umanità. Anche voi carissimi se siete qui oggi è perché nella vostra vita avete incontrato il Signore e avete sperimentato l’amore di Dio che vi ha riconciliati con Lui, e vi ha insegnato a riconciliarvi con voi stessi e con gli altri. In questa esperienza vi ha raggiunto la voce di Gesù che, come a Paolo, chiede anche a voi “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15).
Come potrete proclamare il vangelo del Signore in un contesto così difficile, segnato da tensioni e divisioni che non risparmiano neanche la Comunità cristiana? È lo stesso Paolo che vi aiuterà a trovare la via. Egli sottolinea che la riconciliazione in Cristo non può avvenire senza sacrificio. Gesù ha dato la sua vita, morendo per tutti. Similmente, gli ambasciatori di riconciliazione sono chiamati, nel suo nome, a dare la vita, a non vivere più per sé stessi, ma per Colui che è morto e risorto per loro (cfr 2 Cor 5,14-15). Come Gesù insegna, è solo quando perdiamo la vita per amore suo che la guadagniamo davvero (cfr Lc 9,24). È la rivoluzione che Paolo ha vissuto, ma è la rivoluzione della vostra vita da oggi, è la rivoluzione cristiana di sempre: non vivere più per noi stessi, per i nostri interessi e ritorni di immagine, ma ad immagine di Cristo, per Lui e secondo Lui, col suo amore e nel suo amore.
Per sostenervi in questa grande opera a cui siete chiamati, oggi il Signore vi offre San Paolo come compagno di viaggio. I tratti della sua personalità e il suo stile apostolico, potranno essere per voi un valido punto di riferimento per plasmare il vostro ministero secondo il cuore di Dio. Per quanto emerge dalla Scrittura san Paolo era una persona dinamica, appassionata e contemplativa.
Era un uomo dinamico, attivo, tanto è vero che, quando la voce del Signore lo raggiunge, dopo aver chiesto: «Chi sei?» subito Paolo aggiunge: «Che devo fare, Signore?». Ed alla risposta: «Alzati e prosegui verso Damasco», nonostante la cecità e guidato per mano dai suoi compagni, si rimette in viaggio. Del resto, che Paolo sia uomo d’azione è evidente già nel suo esser stato zelante nella via del giudaismo e perciò osservante scrupoloso della legge e persecutore deciso dei cristiani. Ma pensiamo a quante persone Paolo ha incontrato, pensiamo ai viaggi che ha compiuto, alle sue numerose attività per evangelizzare i pagani. Questo ‘sano attivismo’ di Paolo possiamo comprenderlo come frutto di un incontro tra lo Spirito Santo, che lo ha mosso e sostenuto per grandi imprese, e la sua generosità umana, desiderosa di non stare a guardare ma piuttosto di mettersi in gioco, senza calcolo o interesse se non quello di fare la volontà di Dio. Paolo ci insegna che non possiamo essere uomini di mezze misure e che è importante essere persone che nell’azione riescono a far diventare vita quello che è ispirato nella loro mente e nel loro cuore.
E la sua vita non è stata certamente facile: eppure sappiamo che la sua capacità di reagire di fronte agli ostacoli non è mai venuta meno. Talvolta, ciò che limita la nostra disponibilità all’azione sono gli ostacoli, le contrarietà, i contrattempi, le opposizioni; ma Paolo ci mostra come la sua azione in favore della missione sia stata piuttosto incentivata che bloccata dalle tante difficoltà che ha incontrato. Mentre per noi è frequente l’esperienza di resa di fronte a qualche intralcio, come se la nostra azione non debba prevedere resistenze, Paolo quando è perseguitato, osteggiato, addirittura in pericolo non prende un attimo di pausa, non cede alla depressione ma, nella preghiera e nella relazione con il Signore ritrova la forza dello Spirito Santo e continua la missione.
Paolo inoltre non ci viene offerto come un uomo freddo e distaccato, anzi dalle Lettere emerge chiaramente la sua passione; si capisce bene che tutte le sfumature emotive della sua personalità sono state coinvolte nella missione. Una passione che si è manifestata innanzitutto nel suo amore intenso verso Cristo: possiamo dire che Paolo si è innamorato di Cristo, è stato conquistato da Cristo. Scrive ai Filippesi, senza mezzi termini, di ritenere tutto spazzatura pur di guadagnare Cristo (cf Fil 3,8); Cristo era l’occupazione fondamentale dei suoi affetti, aveva il primato del suo cuore (cf Rm 8,35-39). La stessa passione che ha per Gesù, poi Paolo la vive per Timoteo, che era uno dei suoi collaboratori: «Ho nostalgia di vederti per essere pieno di gioia» (2Tm 1,4). Ma di più, l’amore di Paolo è capace di grande dilatazione: Paolo ha fondato e amato delle comunità intere, migliaia di cristiani ma, quando scrive i saluti, si ricorda persona per persona. Perché la passione del Signore e dei suoi ministri, non è mai in forma anonima, ma si prende cura singolarmente, uno per uno, personalmente. L’amore che il Signore quindi vi chiede di vivere con tutta la vostra vita, presuppone e richiede sempre un volto davanti a un volto, senza superficialità. Qui sta il cuore del vostro apostolato. Siate presbiteri appassionati, amando tutti e ciascuno con tenerezza e forza, con sopportazione e tenacia: non imitate il mondo nella sua aggressività sia sociale che verbale, ma siate imitatori di Cristo nella carità (cf 1Cor 11,1). Tante volte Paolo raccomanda l’affabilità e l’amabilità: facilitare il cammino degli altri, non creare contrapposizioni, muri, ideologie, ma cercare la strada per incontrare il maggior numero possibile di persone «Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari» (1Ts 2,8).
Paolo, infine, dopo l’incontro sulla via di Damasco, era diventato un uomo contemplativo e non più un freddo esecutore della legge. La vera conoscenza di Paolo non è più quella del rabbino esperto della legge, ma diventa la conoscenza di Cristo che lui ha incontrato e continuamente contemplato: è Gesù infatti che giustifica, che rende giusti, che permette di adempiere la legge. Nelle Lettere di Paolo ci sono alcuni passaggi sulla conoscenza di Gesù che sono bellissimi, la conoscenza di Cristo che poi vuol dire conoscere Dio e conoscere l’uomo, perché Gesù è la sintesi del divino e dell’umano e conoscere il suo amore supera ogni conoscenza (cf Ef 3,19). Carissimi, siate dunque presbiteri contemplativi nella preghiera fedele di ogni giorno, nella familiarità con la sua Parola, nella celebrazione dei sacramenti e in particolare nell’Eucaristia quotidiana; e crescete così nella conoscenza di Gesù per imparare a conoscere, accogliere e accompagnare ogni uomo e ogni donna che Lui metterà sul vostro cammino.
Carissimi Riccardo, Vitaliano e Vito, vi invito e per questo prego, a mettere la vostra vita, la vostra intelligenza, gli affetti, tutte le vostre risorse umane, al servizio della vocazione cui il Signore vi ha chiamato. Questo comporta certo un impegno di conversione continua, quotidiana, permanente, ma sarà per voi pienezza di vita e di pace e per tutta la Chiesa esperienza gioiosa della presenza salvifica di Cristo Buon Pastore.