Nei giorni 24, 26 e 30 ottobre, in diverse zone della diocesi, hanno avuto luogo tre incontri organizzati dall’Ufficio Catechistico Diocesano, durante i quali Mons. Claudio Maniago ha potuto incontrare i Catechisti, gli Educatori e i capi Scout delle diverse parrocchie per ascoltarli, accompagnarli e confermarli nel loro servizio.
Nei suoi interventi l’Arcivescovo ha indicato che il primo impegno del catechista è quello di farsi prossimo per i ragazzi a lui affidati, affinché ciascuno possa contemplare il Mistero di Dio, che è per ogni uomo. La sua preoccupazione deve essere quella di portare tutti ad incontrare il Signore perché possa nascere nel cuore di ciascuno la fede.
Il catechista, però, non è né un tecnico né un maestro, ma è colui che, avendo incontrato per primo il Signore, si fa compagno di cammino per quei ragazzi che Egli gli ha affidato, amandoli come il Signore li ha già amato.
I catechisti sono importanti per la vita della Chiesa, «un’importanza – ha detto in uno degli incontri Mons. Maniago – che non dipende dal fatto che siete un esercito di santi, ma perché oggetto di una particolare chiamata del Signore, che chiama per nome personalmente». Il Signore chiede di essere catechisti nell’oggi, «senza rimpiangere il passato, convinti che il Signore ci vuole protagonisti con Lui della storia».
L’Arcivescovo ha chiesto di iniziare insieme l’anno catechistico con dei buoni propositi e, citando alcune parole di Papa Francesco, ha ricordato che «la fede si trasmette sempre in dialetto, in quel dialetto familiare ed esperienziale appreso con gli anni». Il catechismo quindi deve diventare «un’esperienza di vita, ricordando che la nostra preoccupazione è seminare non la raccolta. Sarà la Provvidenza a fare la sua parte; con questa convinzione, senza sentirci professionisti della catechesi, dobbiamo preoccuparci di trasmettere l’esperienza di fede a nome di tutta la comunità di cui siamo i pilastri».
Mons. Maniago ha, inoltre, delineato tre punti fondamentali per il catechista: essere, non fare; annunciare come se fosse sempre il primo annuncio; riscoprire le catechesi mistagogiche.
L’identità del catechista, infine, è quella di essere donne e uomini della speranza in cammino, che invitano altri a percorrere la loro stessa strada. Solo camminando insieme, senza guardare al passato in modo nostalgico, si possono superare tutte le difficoltà che ci si propongono davanti.
Proprio perché nessuno è solo nel suo servizio, l’Arcivescovo ha anche voluto consegnare ai catechisti il mandato, con queste parole: “Andate, dunque, seguite il Signore e andate dove Lui vi porta. Andate a stare vicino alle persone a cui siete mandati”.