La Basilica della “Madonna di Porto” in Gimigliano, per la vicaria Taverna-Gimigliano e la chiesa parrocchiale “Santa Teresa di Gesù Bambino” per la vicaria di Catanzaro Sud, sono state le recenti tappe del pellegrinaggio di preghiera intrapreso nelle scorse settimane dall’Arcivescovo Claudio Maniago. Un vero e proprio percorso di preghiera, voluto da monsignor Maniago, facendo propria l’esortazione, rivolta alle diocesi da Papa Francesco, di promuovere iniziative volte a coinvolgere tutto il Popolo di Dio nel cammino di preparazione al prossimo Giubileo del 2025.
Tema guida che sta caratterizzando questo significativo percorso è la preghiera cristiana per eccellenza, ovvero il Padre Nostro, “una preghiera che non può mancare nella nostra giornata che Gesù stesso ci ha insegnato e che Lui mette sulle nostre labbra, nel nostro cuore, per porci davanti a Dio nel modo più bello e importante”.
Prima di entrare nel cuore della meditazione spirituale sull’importanza della preghiera, monsignor Maniago non ha mancato di richiamare l’invito del Papa che “ha indicato a noi tutti lo scopo più importante del Giubileo, cioè quello di rafforzare la nostra fede. Infatti non abbiamo bisogno di cose straordinarie, perché la nostra vita di cristiani è essa stessa straordinaria, perché è la vita che noi facciamo insieme al Signore Gesù in comunione con Lui.
L’Anno Santo è un anno particolare perché non è un anno in cui dobbiamo fare delle cose in più, ma dobbiamo accogliere un dono ancora più grande che ci viene fatto. E il dono che ci verrà fatto sarà di accogliere, una volta di più, la misericordia di Dio, il bene che Lui ci vuole. Non è tanto Dio che ha bisogno che noi gli chiediamo che ci voglia più bene. Siamo noi che dobbiamo imparare a farci voler bene da Dio, allargare il nostro cuore e permettere a Dio di volerci bene”.
“Un Anno Santo – ha proseguito il presule – è un anno in cui tutta la Chiesa, tutto il popolo di Dio, si apre di più verso la presenza di Dio nella nostra vita e quindi si apre di più verso il bene che Lui ci vuole, un bene che fa della nostra vita davvero una cosa migliore. E noi vogliamo prepararci bene e vivere il Giubileo proprio come un dono prezioso che porti nella nostra vita qualcosa di cui abbiamo bisogno. Ne abbiamo bisogno personalmente, ne abbiamo bisogno come comunità cristiane, come parrocchie, e abbiamo bisogno come Chiesa e come umanità”.
Monsignor Maniago ha offerto ai fedeli presenti numerosi spunti circa l’importanza della preghiera nella vita, partendo dal vissuto e dagli insegnamenti di Gesù: “Gesù ha pregato come faceva un pio israelita, ma il Vangelo è ancora più preciso, facendoci vedere come la preghiera di Gesù fosse anche qualcosa di diverso che il solo l’uso dei salmi o della liturgia sinagogale. La preghiera di Gesù era anche un colloquio intimo fra Figlio e Padre. Nel capitolo 17 del Vangelo di Giovanni ne abbiamo un bellissimo esempio di come Gesù che si rivolge al Padre. E lì scopriamo una preghiera carica di una intensità grandissima, la preghiera di un figlio che con grande amore verso il Padre chiede che i suoi, quelli che gli erano stati affidati, siano uniti nell’amore, che siano una cosa sola!”.
Ponendo in evidenza il modo e lo stile di preghiera di Gesù, Maniago ha evidenziato che “la cosa più importante che il Signore ci insegna è che la preghiera non è un qualcosa di astratto che avviene fra un suddito e un re, perché l’importante è vivere in grazia di Dio, perché solo da lì viene quella serenità, quella pace che può dare un senso alla nostra vita. E allora la prima cosa che il Signore ci invita a dire è e ce lo grida con forza è di riscoprire la dignità di figli, una dignità importante davanti a Dio anche quando ci allontaniamo da Lui, anche quando pensiamo a di farcela tranquillamente senza più il Padre: il Signore rimane lì fedele”.
Facendo riferimento alla preghiera del “Padre nostro”, l’Arcivescovo ha proseguito la sua riflessione evidenziando in particolare che “nelle sette domande che ci sono nel Padre nostro è contenuto qualcosa di importante che deve segnare la nostra vita di figli di Dio come il richiamo alla nostra povertà, ai nostri peccati” e ha invitato i fedeli delle parrocchie ad approfondire personalmente la valenza di questa straordinaria preghiera che caratterizza la vita del cristiano.
“Chiediamo davvero al Signore – ha concluso l’Arcivescovo – che da questo anno leggiamo ed approfondiamo il tema della preghiera, riscoprendo anche la bellezza della preghiera comunitaria. Nella liturgia tutti insieme, obbedendo al comando del Salvatore, noi viviamo e preghiamo insieme. E poi, in quell’intimità con Dio che dobbiamo riscoprire, non dobbiamo avere timori, perché essa è un canale di grazia, di serenità e di pace che ci permette di vivere tutti i giorni la sua Parola e testimoniarlo”.