Conclusa con un laboratorio sinodale la mostra “Armida Barelli. Nulla sarebbe stato possibile senza di Lei”

Mercoledì 19 ottobre, nella Chiesa del “Monte dei Morti e della Misericordia” di Catanzaro, con un laboratorio sinodale si è conclusa la mostra “Armida Barelli. Nulla sarebbe stato possibile senza di Lei”.

Dopo la preghiera iniziale allo Spirito Santo, Iolanda Tassone, Delegata Arcivescovile per i Laici e Presidente Diocesana dell’Azione Cattolica, ha evidenziato quanto Armida sia stata profetica, anticipando le intuizioni del Concilio Vaticano II e della sinodalità. La sua fede, radicata in Cristo, è testimonianza viva che interpella le donne e gli uomini del nostro tempo.

A seguire, don Ferdinando Fodaro, Assistente Unitario di Azione Cattolica, richiamando le parole del Papa, il quale indica nella sinodalità la prassi ecclesiale che Dio chiede alla Chiesa, e riflettendo sulla scena evangelica di Marta e Maria nella casa di Betania, a cui si riferisce il secondo anno del Sinodo, ha evidenziato il nesso profondo ed inscindibile tra ascolto e servizio. Un ascolto fine a se stesso diventa aridità e un servizio che se non si confronta con la Parola si svuota del suo significato. Ne consegue la necessità di approfondire l’ascolto, custodire la testimonianza e arricchirsi nel dialogo.

Nel terzo intervento, Giovanni Lanzillotta, Delegato Regionale dell’Istituto “Giuseppe Toniolo – Ente Fondatore dell’Università Cattolica”, ha tracciato il profilo dell’impegno civile per il cristiano: la capacità di svuotarsi di se stessi per vivere la propria partecipazione e responsabilità nel mondo con creatività e immaginazione, per ordinare le cose temporali secondo il progetto di Dio.

Dopo il confronto sinodale con alcune delle aggregazioni laicali presenti, il cantiere/laboratorio “Armida Barelli. Tra Cielo e Terra. Una Santità laicale” si è concluso con il prezioso intervento dell’Arcivescovo S.E. Mons. Claudio Maniago, il quale, accogliendo i contributi di tutti, ha invitato l’assemblea a riconoscere il bene emerso. “Non ci sono conclusioni da trarre – ha sottolineato l’Arcivescovo -, ma prendere atto dell’arricchimento nato dal confronto e dal dialogo che ha arricchito l’esperienza di ciascuno“. L’esigenza di concretezza che nasce dall’ascolto del Vangelo richiama la necessità di integrare contemplazione e azione nell’esperienza di fede di ciascuno. La forza del Vangelo ci impegna a riconoscere i doni dello Spirito Santo e a condividerli con tutti, anche con i semi del Verbo sparsi nel campo dell’umanità. L’ascolto è il sensus fidei del Popolo di Dio. Ciò ci esorta ad andare oltre, a non restare fermi nelle nostre convinzioni, a spossessarci di se stessi per rileggere la vita in una dimensione più grande, che è quella del cuore di Dio.