
È stato principalmente un percorso teologico e storico quello tracciato giovedì 10 aprile, nell’aula magna dell’Istituto “Malafarina” di Soverato, nell’anniversario dei 1700 anni del Concilio di Nicea.
Uno straordinario momento di formazione e approfondimento, organizzato da Don Ferdinando Fodaro (direttore dell’Ufficio Catechistico diocesano), moderato dalla dottoressa Elisa Nisticò (direttore del Parco Archeologico Scolacium e della Cattolica di Stilo), introdotto dal professore Saverio Candelieri (dirigente scolastico della sede ospitante), dalla dottoressa Annamaria Fonti Iembo (direttore dell’Ufficio di Pastorale Scolastica) e dalla professa Maria Luisa Lagani (vice presidente nazionale UCIM), contraddistinto dalla relazione centrale di S.E. Mons. Donato Oliverio (Eparca di Lungro), e concluso da S.E. Mons. Claudio Maniago (arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace).
Lo storico evento che nel 325 ha proclamato il Credo secondo il quale Gesù Cristo come Figlio di Dio è “consustanziale al Padre”, rappresenta una fonte ancora attuale alla quale attingere. Un concetto esplicitamente ribadito da Papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo 2025, in cui considera il primo concilio ecumenico cristiano «Una delle pietre miliari nella storia della Chiesa».
Aprendo i lavori del convegno formativo, la dottoressa Nisticò ha osservato come la Calabria sia stata per comunanza di princìpi, terra di frontiera fra Roma e Costantinopoli, con alcune differenze di matrice teologica, ponendo in risalto le tracce bizantine – materiali e devozionali – presenti sul territorio della diocesi di Catanzaro-Squillace.
Il professore Candelieri, invece, ha ricordato come proprio dal Concilio di Nicea è scaturito l’impegno a preservare l’unità, trasformando ogni elemento disgregante in una forza di coesione.
Un richiamo alla riflessione sugli aspetti della società contemporanea è giunto dalla dottoressa Fonti Iembo, attraverso la lettura delle allarmanti statistiche sulla crisi spirituale tra i giovani, e dalla professoressa Lagani, che si è soffermata sulla necessità di anteporre il dialogo agli scontri e ai conflitti.
Don Ferdinando Fodaro ha poi voluto indicare come la Calabria sia una regione fortemente influenzata dalla cultura ellenica, rimarcando la presenza delle reliquie di San Gregorio taumaturgo (custodite e venerate a Stalettì) che dopo un’apparizione mariana – la prima riconosciuta dalla Chiesa – ha rivelato proprio il Credo definito nel 325: «Non potevamo esimerci dal vivere questo momento di grazia, compiendo un passo decisivo nell’anno in cui in occasione del Giubileo, si fa memoria del Concilio di Nicea. Oggi più che mai è essenziale adoperarsi per intercettare nuove vie per vivere le cose di sempre, mantenendo desta la sensibilità per la verità che per noi è Gesù Cristo».
Dopo una dettagliata inquadratura storica, nella sua relazione Monsignor Donato Oliverio ha precisato come a Nicea si sia stabilita la fede nel Dio Uno e Trino e nel Figlio di Dio incarnato: «Ricordare il significato del Concilio ci permette di rinnovare il nostro appello a rimettere Cristo in tutta la sua grandezza al centro delle discussioni e della teologia, cogliendo così l’immensità della salvezza offerta agli uomini. Pertanto, tutti i cristiani, in questo anno, sono chiamati a farsi promotori di unità, affinché la fede confessata diventi fede vissuta. La commemorazione di questo importante evento rappresenta un invito alla Chiesa a riscoprire il tesoro che le è stato affidato, prodigandosi – in un rinnovato slancio di evangelizzazione – a ritrovare la dimensione dello stupore e della meraviglia generata dalla liturgia, intesa come esperienza di paradiso».
In conclusione, Monsignor Maniago, salutando con entusiasmo la decisione di ospitare un momento di tale portata in un istituto scolastico – perché «È fondamentale che la Chiesa si apra al mondo seminando speranza nelle nuove generazioni» – ha invitato tutti i presenti al conciliarsi e al camminare insieme per accogliere la presenza del Signore e la luce dello Spirito. Ringraziando, infine, l’Eparca di Lungro, Maniago ha voluto sottolineare il valore della celebrazione comune della Pasqua nelle Chiese d’Oriente e d’Occidente: «Sarà un atto di unità, e mi viene da pensare che ci sia dietro un grande richiamo da parte del Signore a far sì che si possa trovare la strada per celebrare la Resurrezione di Cristo nello stesso giorno, ogni anno».
Domenico Marcella