Solenne festa il 16 gennaio, a Squillace, in memoria della traslazione delle reliquie di Sant’Agazio, patrono della Città e compatrono dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace. La solenne concelebrazione nella Basilica Concattedrale “Santa Maria Assunta” è stata presieduta dall’Arcivescovo, S.E. Mons. Claudio Maniago, con la presenza dei parroci della Città e altri sacerdoti della Diocesi. Al rito hanno preso parte anche il sindaco Enzo Zofrea e gli altri amministratori squillacesi.
Si è ripetuta anche la tradizione della caratteristica processione intorno all’episcopio con l’urna contenente le reliquie del Santo per ricordare l’arrivo a Squillace delle ossa da Costantinopoli tra il VII e il IX secolo.
A Squillace si celebrano due feste solenni in onore di Sant’Agazio: una, appunto, il 16 gennaio, che rievoca l’arrivo miracoloso delle sante reliquie, e l’altra il 7 maggio, giorno del martirio del santo.
La tradizione più ricorrente fa risalire al VII-IX secolo il viaggio da Costantinopoli per tutto il mare Ionio e l’approdo prodigioso sul lido di Squillace delle reliquie di Agazio. Si narra che gli iconoclasti rinchiusero in una cassetta di piombo il corpo del martire e la buttarono a mare. La sacra urna, per miracolosa forza, andò vagando sulle onde, giungendo sul lido di Squillace. Poi venne posta su un carro tirato da buoi, i quali, messisi in cammino senza guida, raggiunsero da soli l’attuale sito collinare di Squillace. Da qui i buoi, caduti in ginocchio, non vollero più muoversi. Fu questo il segno della volontà divina e del santo di restare a Squillace e fu questo il momento in cui il popolo trasportò in processione le reliquie nella Cattedrale, nella quale da allora è venerato come patrono della Città e della intera Diocesi di Squillace, prima, e ora di Catanzaro-Squillace.
Nell’omelia, mons. Maniago ha sottolineato che «al di là di quelle ossa c’è una presenza, c’è qualcuno che sta accanto a noi. Il santo patrono non è uno spirito astratto, ma un fratello che ha vissuto il suo cammino di fede e adesso contempla il Signore. Il patrono ci accompagna, con la sua testimonianza ci indica la strada la seguire e ci dà il suo aiuto con la sua intercessione perché le difficoltà del nostro cammino possano essere superate».
Il Presule ha evidenziato che «è doveroso per noi ricordare questo momento storicamente importante: queste reliquie sono arrivate qui e sono in mezzo a noi, un tesoro importante ci dicono di qualcuno che il Signore ci ha inviato perché cammini con noi».
Facendo riferimento al Giubileo, poi, ha affermato che «l’Anno Santo deve portare per noi frutti di santità, che significa vivere la nostra vita quotidiana secondo il Vangelo. Un Anno Santo è un anno in cui con più intensità rivediamo la nostra vita e cerchiamo di metterla alla sequela del Signore, dando un senso alla nostra esistenza. Questa prima festa dell’anno dedicata al nostro Sant’Agazio cade proprio agli inizi del Giubileo. A lui chiediamo di darci una mano, perché ci aiuti a raccogliere i frutti di un anno di grazia, che è un dono prezioso che ci viene fatto personalmente e anche come comunità. Sant’Agazio ci suggerisca anche un atteggiamento interiore. Il Giubileo sarà fonte di gioia se la nostra vita un po’ cambia, se permettiamo al Signore di fare qualcosa di nuovo dentro di noi e nelle nostre comunità. L’impegno è quello di uscire migliori da questo anno santo».
Soffermandosi sulla figura di Sant’Agazio, l’Arcivescovo ha detto che «era particolare: era un uomo di azione, un uomo che ha fatto delle scelte, come quella di seguire il Signore, di essere cristiano, di non tradire, di non tornare indietro, neanche di fronte alle torture. E con questo suo modo di agire Sant’Agazio ci indica uno degli atteggiamenti che dobbiamo avere in questo cammino giubilare: essere persone che sanno fare le proprie scelte con coscienza e poi essere fedeli a queste scelte».
Concludendo, mons. Maniago ha rilevato che «viviamo in una società in cui la fedeltà a tutti i livelli non è più un valore, anzi sembrerebbe quasi che in fondo basta scegliere situazioni che ci possono portare qualche vantaggio e si può “tradire” qualunque parola data, qualunque impegno preso, l’importante è “godersi la vita”. Il Vangelo, però, ci indica un’altra strada, la promessa del Signore è di essere novità. Il nostro Sant’Agazio ci dice che la fedeltà è un tratto significativo del nostro essere cristiani. Lo ringraziamo perché lo sentiamo importante per il nostro cammino».
Carmela Commodaro