Nel corso del tradizionale incontro natalizio con gli operatori della comunicazione, presente il Presidente dell’Ordine dei giornalisti Giuseppe Soluri, l’Arcivescovo Claudio Maniago ha toccato vari temi riguardanti la vita della nostra Diocesi.
Uno dei temi più rilevanti emersi durante l’incontro con la stampa è stata la situazione della Cattedrale di Catanzaro, un simbolo storico e spirituale della città che, purtroppo, da anni vive un periodo di difficoltà e incertezze a causa di problemi strutturali. L’Arcivescovo Maniago, parlando apertamente della questione, ha sottolineato che il processo di restauro della cattedrale non si è rivelato affatto semplice.
“Arrivando a Catanzaro mi sono subito reso conto della gravità della situazione riguardo alla Cattedrale”, ha spiegato l’Arcivescovo, ricordando che già il primo giorno del suo arrivo fu avvicinato da una signora che gli parlò delle difficoltà legate alla chiusura dell’edificio. Questo episodio segnò l’inizio di un cammino che, seppur caratterizzato da sfide e ostacoli, ha dato modo di capire la portata della situazione. “In prima battuta, il restauro della Cattedrale è stato visto da molti come un semplice intervento di recupero dell’edificio, ma l’Arcivescovo ha rapidamente compreso che il problema era ben più complesso. Non si trattava solo di un restauro superficiale – ha spiegato ancora Maniago – ma di una ristrutturazione totale che avrebbe coinvolto anche l’abbattimento e la ricostruzione di alcune sue parti più compromesse.
La Cattedrale non è solo un luogo di culto, ma un simbolo della nostra identità, e come tale va trattata”, ha dichiarato Mons. Maniago, riferendosi alla necessità di un restauro che non solo rispetti il patrimonio storico ma che permetta anche di rendere l’edificio funzionale e sicuro per le generazioni future. “Pur consapevole delle difficoltà, sono ottimista riguardo al futuro. Ho visto in questa diocesi e in questa regione enormi potenzialità: non solo in termini di bellezze artistiche e culturali, ma anche in termini di energie e talenti – ha detto ancora Maniago –. La comunità ecclesiale, pur affrontando delle sfide nella fede, è composta da uomini e donne straordinari, e ho incontrato molti giovani che si impegnano attivamente per il bene della collettività. Questo mi dà speranza, e credo che, seppur le cose non siano sempre facili, possiamo lavorare insieme per far emergere tutto il valore che questa terra ha da offrire”.
“La Calabria ha una storia e una tradizione ricca, ma non possiamo limitarci a guardare al passato con nostalgia. Dobbiamo credere nelle nostre potenzialità e impegnarci con determinazione. Non dobbiamo lasciarci scoraggiare dalle difficoltà, ma continuare a lavorare insieme per il bene comune, affrontando gli ostacoli con coraggio. La Chiesa ha un ruolo fondamentale in questo cammino, che non deve invadere altri ambiti, ma che deve rimanere fedele alla sua missione: custodire la speranza e la verità del Vangelo, che ci spinge a vivere la nostra fede nella carne, nelle dinamiche quotidiane, nel rispetto della comunità. In tutto ciò, il mio impegno è quello di fare in modo che la Chiesa faccia la sua parte, non solo nel restauro della cattedrale, ma anche nel custodire e rinnovare le tradizioni e i valori che sono alla base della nostra identità. La pietà popolare, le nostre feste, devono essere conservate e curate, ma anche rinfrescate, per mantenere la loro autenticità.
È nostro dovere lavorare per riportare tutto ciò alla sua vera essenza, senza che sia strumentalizzato. Allo stesso modo, il nostro impegno è verso la società, affinché i cristiani comprendano che essere buoni discepoli di Cristo significa anche essere buoni cittadini, responsabili e impegnati nel bene comune”, ha detto ancora.
Mons. Maniago ha poi offerto una panoramica sulla vita della diocesi, con particolare attenzione alla formazione dei seminaristi e alla vitalità del presbiterio: “Abbiamo sei seminaristi. È un numero che, se confrontato con il passato, può sembrare modesto, ma rappresenta un dato positivo per una Diocesi come la nostra. Inoltre, il nostro presbiterio è numericamente significativo, con circa 130 sacerdoti diocesani e un’età media che considero buona. Mi ritengo fortunato rispetto a molte altre diocesi, soprattutto al Nord, dove i numeri sono inferiori e l’età media del clero è molto più alta”. Il Vescovo ha elogiato il lavoro del seminario: “È una comunità vivace, con un’equipe formativa competente. I ragazzi trovano un luogo di discernimento sano e una formazione solida. Negli ultimi tre anni ho avuto la gioia di ordinare otto sacerdoti e a gennaio se ne aggiungerà un altro. È una grande ricchezza per la Diocesi e una gioia immensa per un Vescovo“.
“Il restauro della Cattedrale non si limita dunque a un mero intervento architettonico, ma rappresenta un progetto che guarda ben oltre la materialità dell’edificio. La Cattedrale è il cuore della città, un punto di riferimento spirituale e simbolico per la comunità di Catanzaro. È un luogo che, nella sua storicità e bellezza, deve rimanere vivo e fruibile, non solo come luogo di culto ma anche come punto di aggregazione per la città e per i fedeli”, ha detto ancora Maniago. Un aspetto che l’Arcivescovo ha sottolineato con particolare enfasi è la necessità di preservare il campanile, uno degli elementi più distintivi e riconoscibili della cattedrale, che dovrà essere restaurato con cura, rispettandone la struttura originale. Anche l’interno della cattedrale vedrà interventi mirati per migliorarne l’accessibilità e la fruibilità. Alcuni interventi precedenti, pur pensati per abbellire, sono stati riconosciuti come dannosi per l’estetica e l’equilibrio architettonico, e saranno corretti per restituire al luogo la sua bellezza originaria.
“Il restauro della Cattedrale sarà il segno di una rinascita per tutta la città”, ha affermato con convinzione l’Arcivescovo, sottolineando che l’opera di restauro dovrà essere un catalizzatore per la rinascita spirituale e sociale della città stessa. La Cattedrale non è solo un luogo fisico, ma un punto di riferimento per tutti coloro che vivono a Catanzaro e che vogliono riscoprire la bellezza e la forza della propria tradizione, della propria storia e della propria fede. Il restauro, pertanto, non è solo un atto di cura materiale, ma anche un atto di cura per l’anima della città.
Maria Rita Galati