Siete catechisti perché siete chiamati

Una lampada accesa come segno della speranza nell’attesa della Chiesa che invoca: Maranathà, vieni Signore Gesù! e un sacchettino di semi di girasole, segno della Parola e del Regno di Dio, posto nella storia per germogliare e crescere spontaneamente, per forza propria e offrendosi all’uomo come dono.

Con questo semplice gesto l’Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace, S.E. Mons. Claudio Maniago, ha dato inizio alla preghiera del mandato ai catechisti, invocando su di essi la luce e la forza dello Spirito Santo per il compimento del servizio ecclesiale.

Tanti i catechisti e le catechisti convenuti nella chiesa parrocchiale di “Santa Maria della Roccella” in Roccelletta di Borgia (CZ), rispondendo all’invito del Vescovo e dell’Ufficio Catechistico Diocesano per l’annuale conferimento del mandato.

 

Un gesto che ha ancora un senso davvero importante come ha sottolineato il direttore don Ferdinando Fodaro alla luce del cammino sinodale e del Giubileo ormai alle porte: «La sinodalità provoca la catechesi verso un cambiamento rigenerativo che permetta alla comunità cristiana di ripartire con entusiasmo nell’annuncio del Kerygma. I discepoli del Signore sono chiamati a guardare la realtà con gli occhi di Dio e a fare delle scelte in prospettiva missionaria. Il discernimento richiesto si fonda su una conversione comunitaria alla “cura”; imparare a prendersi a cuore la vita dei fratelli, vivere con gratuità il proprio servizio, curare la formazione ci permettono di superare la tentazione all’autoreferenzialità e all’individualismo. La vera grande responsabilità da assumersi è la relazione trascendentale con i fratelli; da questa consapevolezza derivano alcune scelte: ricominciare dall’evangelizzazione, impegnarsi per l’accompagnamento, valorizzare l’originalità di ciascuno, rinnovare l’identità battesimale e creare spazi di dialogo dello spirito».

 

Dal canto suo, l’Arcivescovo, rivolgendosi ai catechisti, ha esortato a ricercare «quella perfezione a cui guardare che è quella di un Dio pronto a spogliarsi per venirci incontro, pronto ad assumere la condizione di servo. Ecco, questa è la perfezione che io auguro a voi: imitare Gesù, di fare catechismo da persone che si sanno spogliare. Di fronte ai nostri ragazzi, ai nostri adolescenti, ai nostri giovani, agli adulti bisogna essere capaci di spogliarsi delle nostre certezze, delle nostre dottrine, dei nostri valori, dei nostri piani pastorali, talvolta anche delle nostre esigenze nei loro confronti. Spogliarsi per mettersi in ascolto, perché questo ci è chiesto».

«Voi siete catechisti – ha aggiunto Mons. Maniago – perché siete chiamati: il mandato vi ricorda di mettere nel vostro servizio tutto quello che è il vostro spirito, la vostra anima, il vostro corpo. I catechisti sono strumenti del Signore perché Lui possa seminare nel cuore di queste persone la sua presenza».

«Voi non potete essere tristi quando fate catechismo – ha raccomandato l’Arcivescovo ai catechisti –, perché dovete dare testimonianza che voi credete a quello che dite, che la vostra vita è cambiata. Questo è il vostro impegno, un servizio che mi vede al vostro fianco, confidando insieme che nel nostro piccolo servizio la luce della speranza e della fede vince le tenebre, perché il Signore è fedele. Lui è con noi, Lui opera la salvezza».