«Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi»: sono queste le parole scelte da Papa Francesco come titolo del suo messaggio per la 39ª Giornata Mondiale della Gioventù. Parole che hanno invitato i giovani dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace, assieme all’arcivescovo, S.E. Mons. Claudio Maniago, a mettersi in cammino vivendo la prima tappa diocesana verso il Giubileo.
Una veglia itinerante di preghiera che ha visto coinvolti tanti giovani per le vie del quartiere sud di Catanzaro, dal “Centro Calabrese di Solidarietà” alla parrocchia “Santa Maria della Speranza” nel quartiere Pistoia, guidati dalle parole del Santo Padre e dalle testimonianze di vita di tre beati: Pier Giorgio Frassati, Carlo Acutis e Chiara Badano, testimoni che oggi, attraverso la loro vita, invitano i giovani a «mettersi in cammino alla scoperta della vita, sulle tracce dell’amore, alla ricerca del volto di Dio».
Ad aprire il pellegrinaggio è stata la croce realizzata dai giovani del Centro Calabrese di Solidarietà, un dono che simboleggia la croce “pesante” che tanti giovani oggi portano dentro di sé non solo per la dipendenza dalla droga, ma soprattutto per l’incapacità di amare e di vivere la propria vita. Questa croce, donata al Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile”, attraverserà la diocesi in occasione della veglia di Taizé itinerante che si vivrà in alcune parrocchie della diocesi.
Rivolgendosi ai presenti, Mons. Maniago ha ricordato che nella mattinata, in una piazza San Pietro gremita, Papa Francesco ha parlato ai giovani, pur avendo davanti a sé cardinali, vescovi, monsignori e tanti adulti. E non ha parlato dei giovani, ma ha parlato ai giovani, ed è bello che il Papa l’abbia fatto, perché, una volta di più, ha detto quanto voi siete una parte preziosa del popolo di Dio. Nelle varie stagioni che una persona è chiamata a vivere, da quando è bambino fino a quando è anziano, tutte le stagioni sono preziose e sono state pensate dal Signore per noi. In questa evoluzione e quindi in ognuna di queste fasi, il Signore vuole che emerga una dimensione bella del nostro essere uomini e donne. Ed è bello allora che abbiamo vissuto questo momento insieme».
«Abbiamo percorso un pezzo di strada assieme – ha aggiunto l’Arcivescovo – cantando e riflettendo insieme e dobbiamo ringraziare il Signore Gesù perché, in un piccolo momento in cui ci siamo radunati, Lui ci ha dato subito una grande testimonianza di quanto siamo preziosi. Gesù è un re davvero particolare, è un rivoluzionario che ribalta proprio le cose e le categorie umane. E il dialogo con Pilato, propostoci dal Vangelo di oggi, ce lo insegna».
«Mentre venivamo qui – ha concluso Maniago – sentivo i canti che stavamo facendo, pensando al canto “Tu sei il nostro re”. Pensavo dentro di me che anche Gesù canta la stessa cosa a ciascuno di noi dicendoci: Tu sei re, tu sei il re e non perché sei più potente degli altri, non perché sei più bravo degli altri, non perché sei più intelligente degli altri. No, tu sei il re e devi esserlo come sono io. Devi imparare che la vera potenza, quella che può cambiare la tua vita, la vita del luogo dove abiti, la tua comunità, la tua famiglia, la vera potenza sta in quella forza che ha portato Gesù sulla croce che è l’amore. L’amore che non è un sentimento astratto, che non è un sentimento sdolcinato, quell’amore vero che è la Croce.
Oggi il Papa diceva: non siate come le stelle di un giorno. Non dimenticate che voi siete ricchi, perché voi siete re, come ha detto Gesù, non per scavalcare o calpestare gli altri, ma per imparare a dare. C’è più gioia nel dare che nel ricevere, ci insegna Gesù. E questa è la chiave con cui noi possiamo scoprire quanto la nostra vita sia bella, preziosa e che deve essere vissuta con grande dignità.
Chiediamo ai santi e ai beati che avete scelto come compagni di viaggio di pregare per noi e per voi, perché non dimentichiate mai la dignità che voi avete ricevuto dal Battesimo e impariate a vivere ogni giorno con grande gioia e speranza».