Monsignor Maniago a Tropea con i sacerdoti
Un nutrito gruppo di sacerdoti dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace, con l’Arcivescovo S.E. Mons. Claudio Maniago, ha vissuto una giornata di intensa spiritualità e comunione fraterna nei luoghi del beato don Francesco Mottola a Tropea.
“Essere insieme qui a Tropea – ha detto Mons. Maniago – è senz’altro motivo di gioia ed è anche un momento in cui rigenerare, nella nostra fraternità, anche i fondamenti del nostro essere preti a servizio di una Chiesa locale, a servizio di una porzione del popolo di Dio”.
“E oggi lo facciamo – ha aggiunto il presule – cercando di attingere uno spirito, lo spirito del beato Francesco Mottola, lo spirito che ha segnato la terra, questa terra, ma direi tutta la terra calabra e che ha segnato anche la nostra diocesi di Catanzaro. È lì che don Mottola si è formato e che in qualche modo è diventato un riferimento importante per tutti noi. Sappiamo di poter attingere uno spirito sano di ministero, contemplando quello che il Signore ha fatto in lui e con lui”.
Mons. Maniago ha così delineato alcuni tratti caratteristici di don Mottola che ha condiviso con il presbiterio: “Nella mia conoscenza molto superficiale di questa figura, una cosa che mi ha colpito è il fatto che lui diceva con tanta forza di aver bisogno di Gesù. Don Mottola era un uomo molto impegnato, un uomo che conosceva la realtà, la viveva, un uomo che aveva sperimentato la sofferenza in una maniera drammatica con la morte della madre; poi la sofferenza alla fine della sua vita, ma il suo muoversi verso era quello di uno assetato di Dio, di uno che aveva bisogno di Dio. Così diceva: “Ho bisogno di te, Signore, ho bisogno di te. La mia vita senza di te non sarebbe niente”. Può sembrare questa una pia elevazione, ma io credo che sia, in fondo, qualcosa che deve animare il nostro cuore, il sentire radicalmente dentro di noi che abbiamo bisogno di Lui, abbiamo bisogno della sua presenza, abbiamo bisogno della sua compagnia”.
Continuando nella sua riflessione l’Arcivescovo ha aggiunto che “don Mottola, al tempo stesso, aiutava le persone, anche le più semplici, le più umili, a cercare di leggere la propria vita davvero in un modo nuovo, quindi con una cultura nuova che nasce davvero dal Vangelo e non da altre tradizioni che spesso sono forti tradizioni, ma che hanno le radici in un terreno non buono”. “Anche noi dobbiamo fare altrettanto – ha aggiunto Mons. Maniago – aiutare cioè la nostra gente a crescere culturalmente, che non vuol dire ad avere più lauree, ma crescere in una lettura della società che ci circonda, della vita, del territorio che è parte di questa Regione davvero illuminata, davvero sapiente. È un impegno su cui il beato Mottola ha speso i propri talenti e ci si è messo con un impegno tutto particolare che per noi diventa monito a far sì che tutte le nostre potenzialità, pastoralmente parlando, possano davvero esprimersi in un modo significativo”.
“Ci affidiamo alla sua intercessione – ha concluso l’Arcivescovo – consapevoli che lui continua la sua opera, che è un’opera grande, perché il nostro essere preti per il popolo di Dio ha bisogno del Signore, ha bisogno della sua Parola, ha bisogno della vita cristiana per poter essere poi fermento per tutta una società che anela davvero a cose diverse, a cose buone, a cose che siano bene per tutti”.