Con la prima domenica di Avvento si apre un nuovo anno liturgico che come ci ricorda Papa Francesco: “è per noi la possibilità di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo, immergendo la nostra vita nel mistero della sua Pasqua, in attesa del suo ritorno” (Desiderio Desideravi 64). Si apre per noi una nuova pagina di storia che ci aiuterà personalmente e come comunità a realizzare in noi la vita nuova che il Signore ci dona. Infatti “la nostra vita non è un susseguirsi casuale e caotico di eventi ma che, di Pasqua in Pasqua, ci conforma a Lui nell’attesa che si compia la beata speranza e venga li nostro Salvatore Gesù Cristo” (ibidem).
L’anno liturgico allora è un dono di Dio, il quale vuole nuovamente rivelarsi nel mistero di Cristo, mediante la Parola e i sacramenti. Mediante la Chiesa vuole parlare all’umanità e salvare gli uomini d’oggi. E lo fa andando loro incontro, per “cercare e salvare ciò che era perduto” (Lc 19,10). In questa prospettiva, la celebrazione dell’Avvento è la risposta della Chiesa sposa all’iniziativa sempre nuova di Dio sposo, “che è, che era e che viene” (Ap 1,8). All’umanità che non ha più tempo per Lui, Dio offre altro tempo, un nuovo spazio per rientrare in se stessa, per rimettersi in cammino, per ritrovare il senso della speranza.
La disposizione per l’Avvento è quindi alla speranza, che poggia sulla promessa di Dio di venire incontro a noi per aiutarci, per perdonare la nostra colpa, per condurci sulla via della verità in mezzo alle oscurità e i deserti della nostra vita; disposizione per l’Avvento è quindi la speranza che egli ci dia la forza di prendere in mano la nostra vita e di darle pienezza di senso; è la speranza che egli finalmente asciughi tutte le lacrime, vinca la morte e ci faccia entrare nel suo regno di luce di gioia.
Chi si mette in cammino nel tempo dell’Avvento, è guidato dalla parola di S. Agostino “Ci hai creati per te, o Dio, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”. In questo senso l’Avvento è l’attesa fiduciosa e gioiosa del Signore che ci viene incontro. Egli viene non perché noi siamo buoni, ma perché Lui è buono, non perché noi l’abbiamo amato, ma perché Egli ci ha amati per primo.
Nell’attesa del Signore che ci cerca, ci viene incontro, non possiamo rimanere passivi. La preghiera di colletta che ci introduce nella celebrazione eucaristica di questa prima domenica d’Avvento ci invita a chiedere: “suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene”.
Evidentemente non si tratta solo di sottolineare l’importanza del nostro amore fattivo a sostegno delle opere della nostra Caritas, condividendo e dando del proprio a coloro che Cristo considera sue sorelle e suoi fratelli, ma di far fiorire nel quotidiano opere d’amore che devono iniziare nel cuore e realizzarsi nell’incontro con il nostro prossimo. Le opere buone che devono caratterizzare il nostro Avvento sono quindi il nostro impegno per eliminare la durezza del cuore, il nostro lottare contro l’egoismo nelle sue varie forme e sfumature, il nostro aver cura gli uni degli altri con pazienza e reciproco ascolto, il nostro faticoso adoperarci ogni giorno per ricucire le divisioni che provocano tanta sofferenza, la nostra sincera disponibilità a riconciliarci per ritrovare la fraternità che il Signore ci ha donato ci chiede di custodire.
Dio ci ama e proprio con queste opere attende che noi torniamo a Lui, che apriamo il nostro cuore al suo amore, che mettiamo la nostra mano nella sua e ci ricordiamo di essere suoi figli.
Lasciamoci guidare da Colei che ha portato nel cuore e nel grembo li Verbo incarnato e preghiamo:
O Maria, vergine dell’attesa e Madre della speranza,
ravviva nella nostra Chiesa di Catanzaro-Squillace lo spirito dell’Avvento,
perché ci rimettiamo in cammino verso Betlemme,
dove è venuto, e di nuovo verrà a visitarci
il Sole che sorge dall’alto (Lc 1,78),
Cristo Signore nostro. Amen.
Camminiamo insieme incontro al Signore! Buon Avvento!
✠ Claudio Maniago, Arcivescovo