Omelia di S.E. Mons. Maniago per l’Ordinazione Diaconale di tre giovani Accoliti

In questa solennità del S. Cuore di Gesù, nessuno dei testi biblici che abbiamo ascoltato ci parla esplicitamente del Cuore di Gesù, e neppure del Cuore di Dio. L’unico «cuore» di cui si parla è il nostro: perché, come abbiamo ascoltato dalla parola di Paolo, nella seconda lettura, «l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5, 5).

 

Si tratta di una convinzione cara a Paolo: Dio raggiunge, con il dono dello Spirito, il nostro cuore, il centro più intimo e profondo della nostra persona. L’aveva scritto anche nella lettera ai Galati: «Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: “Abbà! Padre!”», e proprio questa è la dimostrazione decisiva del fatto che noi siamo figli di Dio nel Figlio diletto, Gesù Cristo (cf. Gal 4, 6; e anche 2Cor 1, 22).

 

In questo modo si compie la profezia di un rinnovamento profondo, radicale, dell’uomo, da parte di Dio. Constatando l’incapacità del suo popolo di rispondere con pienezza alla sua alleanza, attraverso il profeta Dio aveva promesso: «Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme» (Ez 36, 25-27). E questa azione di Dio risponde così anche all’invocazione, al desiderio dell’uomo che sperimenta la sua distanza da Dio a causa del peccato: «Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito» (Sal 51, 12 s.).

 

Attraverso il dono dello Spirito, Dio ricostruisce l’uomo nel suo centro più profondo, e lo fa diventare un uomo «secondo il suo cuore». Questa bella espressione, «un uomo secondo il mio cuore», Dio la dice di Davide (cf. At 13, 22; 1Sam 13, 14), che è figura del Messia: e la possiamo senz’altro dire in pienezza per Gesù. Egli è davvero in tutto e per tutto un uomo «secondo il cuore di Dio», ne è anzi la manifestazione visibile, l’icona più piena e completa che si possa immaginare. Ed è ancora Paolo a farci comprendere in che modo Gesù Cristo rende pienamente visibile il cuore di Dio, dal quale parte anche il rinnovamento radicale del cuore dell’uomo. L’apostolo riassume il tutto nella frase: «Egli è morto per noi» (Rm 5, 8), e proprio così ha «dimostrato» l’amore di Dio, del Padre, nei nostri confronti. E Paolo ci tiene a sottolineare, come in un crescendo, che Cristo è morto per noi «mentre eravamo ancora deboli» (v. 6), anzi «mentre eravamo ancora peccatori» (v. 8) e, addirittura, «quando eravamo nemici» (v. 10)! Morendo per noi deboli, peccatori, nemici, Gesù ha «dimostrato», nel modo più pieno che si possa immaginare e con una sintonia unica, insuperabile, che cosa c’è nel «Cuore di Dio».

 

Ma se il frutto di tutto questo è l’amore di Dio – l’amore di Dio per noi – riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito, la conseguenza è ovvia: Dio rende anche ciascuno di noi «uomo o donna secondo il suo cuore». Lo Spirito raggiunge il nostro cuore per trasformarci; toglie da noi, secondo la profezia, il «cuore di pietra», per sostituirlo con un «cuore di carne», capace di battere all’unisono con il cuore di Dio, quale ci è stato «dimostrato» da Gesù Cristo. Dove questa trasformazione possa condurre, lo si può vedere in molti modi.

 

L’immagine del pastore, che ci è stata proposta della parola di Gesù nel vangelo, ma anche nella prima lettura e nel salmo responsoriale, suggerisce di vedere proprio nel ministero dei «pastori» una manifestazione particolare del «cuore di Dio». In questa nostra celebrazione in cui verranno associati al Buon Pastore come diaconi i nostri Riccardo, Vitaliano e Vito siamo chiamati a contemplare “le grandi opere del suo amore per noi” e sperimentiamo come proprio questa sera il Signore apre per la nostra Diocesi “i tesori infiniti del suo amore”. E rendiamo grazie per il dono della loro vita, che spenderanno nel ministero, rinnovati nel cuore dall’azione potente dello Spirito Santo. Come diaconi saranno chiamati a vivere nel costante desiderio e nella gioia quotidiana di far giungere alle parrocchie e a tutti quelli che incontreranno, la forza e la bellezza dell’amore di Dio, che si china con tenerezza su tutti noi poveri e bisognosi.

 

Siate diaconi secondo il cuore di Dio. Per aiutarvi a realizzare questa tensione che per voi diventerà quotidiana, la Chiesa vi affida due libri. Il primo è il vangelo di Gesù che oggi chiede di essere ridetto in tutta la sua semplicità senza troppi commenti. Il vangelo è la forza dirompente della Chiesa. Nella misura in cui annunciamo il Vangelo potremo dire a chi incontramo: “Non essere più incredulo, ma credente”. Il vescovo vi metterà tra le mani il Libro dei Vangeli: è il vostro programma pastorale fondamentale. Userà un verbo: “Ricevilo”. Quasi a dire: “accoglilo, assorbilo, assimilalo, diventa ciò che annunci”. La Bibbia infatti non ha bisogno solo di essere stampata su carta, ma soprattutto di vite umane che diventino Parola vissuta. Mi rallegra quindi potervi dire oggi: “Voi siete una lettera di Cristo scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente” e inviata alla nostra diocesi (cf 2Cor 3,3).

 

Il secondo libro è la Liturgia delle ore, il libro di preghiera della Chiesa., che ci ricorda che non è importante il punto di partenza, ma il punto di arrivo. Insegnare la fede non è cosa diversa dall’insegnare la preghiera. Siate maestri di preghiera, insegnando alle persone come si sta in relazione con Dio, sia nel cuore che nella celebrazione comunitaria. Non una preghiera complicata, ma semplice, alla portata di tutti. Affidandovi l’impegno della Liturgia delle ore, la Chiesa conta su di voi come intercessori pubblici. Le vostre labbra appartengono al popolo di Dio, custoditele santamente. Oggi anch’esse sono consacrate, cioè “messe a parte” per servire le “fragranti parole del Vangelo” – come diceva il diacono Francesco di Assisi – e la preghiera dell’universo. Siete fatti voce di ogni creatura: pregate con chi prega, pregate per chi non sa pregare, pregate per chi non vuole pregare.

 

Per essere diaconi secondo il cuore di Dio, oggi è per voi il giorno delle promesse. Fate una promessa di vivere nel celibato. Non deve meravigliarci se l’amore vincola, non c’è nulla di più vincolante dell’amore. Una vita verginale non è una banale rinuncia ma un donarsi totalmente anche nella corporeità a Cristo e quindi alla sua Chiesa, in particolar modo a una comunità. Farete anche una promessa di obbedienza nelle mani del vescovo. Si obbedisce alla voce di Dio perché non c’è fede senza obbedienza. La volontà di Dio passa attraverso le mediazioni umane che ci proteggono dal rischio di scambiare la volontà divina con le proiezioni del nostro desiderio. Vorrei, però, che vi ricordaste soprattutto questo aspetto: è vero che voi oggi fate una promessa solenne a Dio e alla Chiesa – e ciò che promettete è “per sempre”, non vale per un giorno – tuttavia non puntate solo sulla vostra fedeltà incerta, piuttosto ricordatevi delle parole che il salmo ci propone con insistenza come per imprimerle nel cuore: “Il Signore è buono. Il suo amore è per sempre. Il suo amore è per sempre!”.

 

Carissimi, fra poco compirete un gesto che ci impressiona sempre: quello di prostrarvi a terra, con un po’ di trepidazione. E un po’ di tremore ci sta perché siete davanti a un mistero grande. Ciò che sta avvenendo questa sera avviene al cospetto del Signore e questo vi può davvero impressionare. È il Signore glorioso che soffia su di voi il suo Spirito e vi rende suoi diaconi. Però il Signore onnipotente che vi ha chiamato a una missione tanto grande è anche colui che compie il gesto di vicinanza e tenerezza di porre su di voi la sua mano destra. Tante volte il Signore nella vita ci rimette in piedi e ci dice: “Non temere! Io sono il Vivente, io ho vinto, io sono con te tutti i giorni”.

 

Per vivere secondo il cuore di Dio riceverete anche l’abito liturgico della dalmatica per le celebrazioni dove sarete chiamati a vivere un particolare ruolo di servizio nell’esperienza del Mistero dell’amore di Dio, ma sappiate che al tempo stesso Gesù vi dona anche il grembiule con cui si è cinto i fianchi e ha lavato i piedi ai discepoli. Assumere le vesti dorate senza assumere l’abbigliamento della liturgia feriale del grembiule, sarebbe un tradimento della diaconia di Gesù.

 

Diaconi secondo il cuore di Dio quindi, per aiutarci a essere uomini e donne «secondo il cuore di Dio», che è un dono, una vocazione e un compito per ciascuno di noi. Dio non trasforma il nostro cuore con il dono del suo Spirito perché il tutto rimanga solo un fatto intimo, interiore. La consonanza di Gesù con il cuore di Dio si manifesta visibilmente nella sua vita: egli accoglie i deboli, i malati, per offrire loro consolazione e salute; egli non ha paura di condividere la tavola con i peccatori, di accostare quelli che il suo mondo respinge, per testimoniare loro la gioia del Padre che dona il perdono e rende possibile la conversione; e si espone all’inimicizia, sopporta la violenza che si abbatte su di lui, risponde costantemente all’offesa con il perdono, alla menzogna con la verità, al male con il bene… perché così è il cuore di Dio!

 

Seguiamo anche noi la sua via, e lo Spirito ci renda capaci di «dimostrare» con la nostra stessa vita, la ricchezza sovrabbondante dell’amore di Dio riversato nei nostri cuori.