Direttorio Liturgico Pastorale

Presentazione

 

Promulgando la costituzione Sacrosanctum Concilium, papa Paolo VI affermava: “Esulta l’animo nostro per questo risultato. Noi vi ravvisiamo l’ossequio alla scala dei valori e dei doveri: Dio al primo posto, la preghiera prima nostra obbligazione; la liturgia prima fonte della vita divina a noi comunicata, prima scuola della nostra vita spirituale, primo dono che noi possiamo fare al popolo cristiano, con noi credente ed orante, e primo invito al mondo, perché sciolga in preghiera beata e verace la muta sua lingua e senta l’ineffabile potenza rigeneratrice del cantare con noi le lodi divine e le speranze umane, per Cristo Signore e nello Spirito Santo …”.

Per queste finalità e con questo spirito è stata preparata ed attuata l’autentica riforma liturgica. Tutti siamo testimoni e beneficiari della straordinaria ricchezza che essa ha suscitato nelle singole chiese. Ciò, certamente, è avvenuto nella misura in cui si è stati fedeli al Concilio. Dove, invece, sono prevalsi altri criteri rispetto alla serena e fruttuosa fedeltà, le incongruenze e i danni hanno provocato le crisi che ben conosciamo. La ricorrenza del 50° anniversario è quanto mai provvidenziale per ravvivare anche nella nostra chiesa particolare i buoni frutti della Sacrosanctum Concilium e della riforma da essa suscitata e promossa.

Nelle udienze del 18 e 23 giugno papa Francesco ha riaffermato che la Chiesa «non è un’istituzione finalizzata a se stessa o un’associazione privata o una ONG […], ma la Chiesa siamo tutti! […], è una realtà molto più ampia, che si apre a tutta l’umanità e non nasce in un laboratorio. È fondata da Gesù, è un popolo con una storia lunga alle spalle e una preparazione che ha inizio molto prima di Cristo stesso […]. La Chiesa: una grande famiglia, nella quale si viene accolti e si impara a vivere da credenti e da discepoli del Signore Gesù. Questo cammino lo possiamo vivere non soltanto grazie ad altre persone, ma insieme ad altre persone. Nella Chiesa non esiste il “fai da te”, non esistono “battitori liberi”». Nel libro dell’ultimo Sinodo, celebrato nella nostra Arcidiocesi e conclusosi nel 1995, all’art. 132 si legge: “È necessario ed urgente per la Comunità diocesana un Direttorio Liturgico – Pastorale per la celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali. Le disposizioni ivi emanate dovranno essere rigorosamente osservate”.

Al riguardo non sono mancati, in questi anni, indicazioni da parte della nostra Chiesa particolare. Tuttavia, fino ad oggi non è stato mai approntato un “Direttorio specifico”, come ora avviene. Da molti parroci e pastori “in cura d’anime”, del resto, è stata più volte richiesta una normativa, o più precisamente una regolamentazione liturgico-pastorale, che disciplinasse la celebrazione dei Sacramenti, la relativa preparazione remota e prossima (sia di ordine spirituale che catechetico e pastorale), l’accompagnamento e il consolidamento dei frutti esistenziali di ogni celebrazione o benedizione. Il Direttorio vuole essere, appunto, un segno di unità e, insieme, un segno di comunione, in vista dell’idoneo aiuto da recare ai presbiteri, perché i fedeli pervengano in maniera fruttuosa alla celebrazione, alla comprensione delle scelte pastorali che accomunano il cammino e le scelte della Chiesa Diocesana circa sacramenti e sacramentali, e, quindi, credano, celebrino e vivano sempre più in profondità il Mistero pasquale di Cristo che si riverbera nei sette santi segni sacramentali della Chiesa e, attraverso i sacramentali, consente di percepire il senso culturale, ecumenico, solidaristico e caritativo dei riti e delle benedizioni previsti dalla Chiesa cattolica.

Com’è noto ogni rito liturgico e qualunque atto di culto presuppone una congrua preparazione dottrinale e il debito atteggiamento esistenziale, affinché le celebrazioni e le benedizioni non si riducano mai a “cerimonie” o, peggio ancora, a semplici manifestazioni pubbliche di una fede non profonda e non sentita. Pertanto, non si ometta mai, sia nella fase di preparazione che in quella seguente alle celebrazioni, la catechesi a carattere mistagogico. La mistagogia è introduzione progressiva al senso vero del mistero celebrato. Un’introduzione inaugurata da Cristo stesso, che è il “Liturgo” che convoca e presiede ogni celebrazione della Chiesa: un’introduzione proseguita dai “mistagoghi”, ovvero coloro che presiedono le celebrazioni e i catechisti che ad esse preparano e alla loro interpretazione provvedono mediante l’azione formativa e catechetica. La celebrazione dei riti, svolti alla luce degli eventi salvifici, in conformità con la tradizione viva della Chiesa (lex credendi), nonché con il culto (lex orandi), mentre educa spiritualmente al senso del mistero, non omette mai un sano “realismo”, nel senso che essa è sempre riferita all’esistenza e alla vita degli uomini e delle donne di oggi, i quali devono apprendere che non hanno in se stessi la propria “misura”, ma in Dio.

Il presente Direttorio liturgico-pastorale, ampiamente discusso con tutti i presbiteri dell’Arcidiocesi, con il consiglio episcopale e presbiterale, nonché con i responsabili degli Uffici di Curia e curato con intelletto d’amore da don Sergio Iacopetta e da don Raffaele Zaffino, viene oggi promulgato dall’Arcivescovo affinché possa essere punto di riferimento per la vita parrocchiale, per tutte le Comunità di vita consacrata, per le Associazioni e i Movimenti ecclesiali del nostro territorio diocesano, particolarmente nelle celebrazioni dei Sacramenti e nella prassi dei cosiddetti sacramentali, soprattutto per quanto riguarda l’uso di benedire persone, luoghi, cibi, oggetti, molto diffuso nei santuari, dove i fedeli, accorsi per implorare la grazia e l’aiuto del Signore, l’intercessione della Madre della misericordia o dei Santi, chiedono spesso ai sacerdoti le benedizioni più varie. La Sacra Liturgia, che la Costituzione Sacrosanctum Concilium qualifica come il culmine della vita ecclesiale (n. 10), non può mai essere ridotta a semplice realtà estetica, né può essere considerata come uno strumento con finalità meramente pedagogiche o ecumeniche, né può essere assimilata a qualunque altra espressione di devozione popolare.

La celebrazione dei santi misteri infatti è, innanzi tutto, azione di lode alla sovrana maestà di Dio, Uno e Trino, ed espressione voluta da Dio stesso il quale, con Cristo, in Cristo-per Cristo convoca l’assemblea dei credenti, affinché ogni fedele, in modo personale e comunitario, si presenti dinanzi a Lui per rendergli grazie, consapevole che il suo essere non può trovare la sua pienezza senza lodarlo e compiere la sua volontà, nella costante ricerca del Regno che è già presente, ma che verrà definitivamente nel giorno della Parusia del Signore Gesù. La Liturgia e la vita sono, del resto, delle realtà indissociabili. Una Liturgia che non avesse un riflesso nella vita diventerebbe vuota e certamente non gradita a Dio.

Le indicazioni riguardano le celebrazioni dei sacramenti, il rito delle esequie e alcune appendici. Per la celebrazione dei diversi sacramentali si deve fare riferimento al Benedizionale promulgato il 31 maggio 1984.

La pubblicazione del Direttorio sarà inefficace se non ci attiveremo insieme nel proporlo e realizzarlo. Sappiamo tutti quanto sia impegnativo il lavoro pastorale, specialmente dover far prendere coscienza che le celebrazioni non possono essere “private” perché sono frutto del cammino collettivo ecclesiale e della sana e Santa Tradizione.

Le disposizioni del Direttorio, che tutti sono tenuti a seguire, indicano la strada da percorrere e sono affidate alla saggezza e all’impegno pastorale delle singole parrocchie, dei fedeli e dei ministri sacri.

Pertanto, dopo un lungo lavoro che ha visto impegnata la Diocesi in tutte le sue componenti, consegno il Direttorio all’intera comunità diocesana e particolarmente ai fratelli presbiteri – e per quanto di loro competenza ai cari diaconi permanenti – che condividono con me il servizio della presidenza liturgica nella nostra chiesa.

Il Direttorio deve essere diffuso, conosciuto e studiato in vista di una sua fruttuosa valorizzazione. Consultiamolo frequentemente, ci diventi familiare: è uno strumento di catechesi e di crescita della comunità. Le norme pratiche che contiene richiedono attenta e saggia mediazione, affinché siano capite nelle loro motivazioni, accolte con convinzione e attuate concordemente con amore. Qui si impone una paziente opera di educazione del popolo, il quale, come insegna san Gregorio VII, “non est sequendus sed docendus”.

Auguro a tutti noi, figli e figlie di Dio nella Chiesa di Catanzaro-Squillace, di conoscere, gustare e vivere la grazia di essere edificati ogni giorno dalla liturgia in tempio santo del Signore e in abitazione di Dio nello Spirito. Auguro pure che tutti ugualmente ci impegniamo tramite la liturgia ad esprimere nella nostra vita e a manifestare agli altri il mistero di Cristo e l’autentica natura della vera chiesa.

Tutti vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

 

Dal Palazzo Arcivescovile, 16 luglio 2014.

Festa di San Vitaliano – Madonna del Carmelo

Vincenzo Bertolone

Arcivescovo di Catanzaro-Squillace