L’erezione formale del seminario arcivescovile in Catanzaro viene fatta risalire al 1567, subito dopo il concilio di Trento, sotto l’episcopato di Antonio Geraldini. Prima di tale anno la maggior parte dei chierici veniva istruita dai padri Gesuiti. Per la povertà della mensa vescovile e del clero, il seminario fu presto chiuso e la formazione del clero ritornò ai padri Gesuiti.
Nel 1592 una lettera dei cardinali Mattei, scritta in nome del papa Clemente VIII, ordinò al vescovo di Catanzaro mons. Nicolò Orazi, l’immediata erezione del seminario con la comunicazione di pene qualora venisse differita. In forza di ciò il vescovo Orazi pubblicò un decreto con lo scopo di reperire i fondi necessari alla erezione del seminario, mediante una tassazione collettiva e proporzionata, imposta a tutti gli ecclesiastici della città e della diocesi. Nel ‘.594 il seminario risulta già eretto. Purtroppo, però, la premura di mons. Orazi si spense con la sua morte (1607). Infatti nel 1611 il vescovo Giuseppe Piscuglio scrive che il seminario, “alias erectum”, ora è “dissolutum” per mancanza di redditi.
Conferme di tale situazione si hanno negli anni seguenti con i vescovi Fabrizio Caracciolo, Luca Castellino e Consalvo Caputo. Nel 1650 il vescovo Fabio Olivadisio tentò di rierigere il seminario ma non gli fu possibile, dato il rifiuto dei Gesuiti di collaborare. Nel 1652 si attesta l’inefficacia del provvedimento. Dalle relazioni e dal sinodo Sgombrini (1672-1686) emerge l’inesistenza del seminario in tali periodo.
Le prime notizie circa un regolare funzionamento, seppure intermittente, dell’istituto si hanno con mons. Domenico Rossi che, nel corso del suo episcopato (1727-1735), fece erigere il seminario, con la propria abitazione, nel giardino Morano (sull’area del palazzo che oggi ospita il Teatro Comunale). In due sue relazioni, mons. Rossi parla di trenta convittori che studiano grammatica, retorica, filosofìa, teologia, scolastica e morale, diritto ecclesiastico, guidati da “sacerdoti e maestri”.
Nel 1750 è relazionata dal vescovo Ottavio Del Pozzo la dissoluzione del seminario. Questo sembra riprendere respiro nel 1753 con il vescovo Fabio Troilo. Altra chiusura risale ancora prima dell’episcopato di Antonio De Cumis. Egli riferisce nel 1772 che il seminario era stato riaperto da tre anni nel palazzo lasciato dal Morano. Ma mons. De Cumis lo ha trasferito nei pressi della sua residenza (dove tuttora sorge) ed è capace fino a 30 alunni e convittori con maestri e domestici.
Nel 1833 il vescovo Matteo Franco ricostruì il seminario ampliandolo fino ad una capacità di 100 alunni. Qualche anno dopo il vescovo Raffaele De Franco fece costruire un altro dormitorio ed in una sua relazione scriveva che “il seminario è fiorente”. Nel 1861, durante i lavori di completamento dell’edificio, gli stessi si dovettero interrompere perché l’istituto fu occupato dai soldati. Il vescovo De Franco fu costretto a chiudere il seminario. Dopo sue varie insistenze presso le preposte autorità, nel 1867 esso fu abbandonato perché pericolante. Dopo il restauro, venne riaperto nel novembre del 1868.
Zelante fu anche l’opera del vescovo Bernardino De Riso, grazie all’opera del quale si elevò il livello degli studi. Durante l’episcopato di questo illustre pastore (1883-1900) si registra un fatto gravissimo: dopo tre anni di ottimo rettorato il sacerdote torinese Cocchi, ormai vecchio, aveva dovuto ritirarsi nella città natale. Era stato sostituito dal salesiano Dalmazzo che con i suoi compagni di congregazione si era fortemente adoperato per l’incremento dell’istituzione, sostenuta anche da nuove spese del vescovo. Dopo cinque mesi la vita serena dell’istituto fu turbata dall’uccisione del rettore da parte di un giovane salesiano infermo di mente.
Nel 1912, anche per opera del vescovo Pietro Di Maria, la Calabria vide con gioia l’apertura del Pontificio Seminario Regionale (per l’erezione del quale, già il vescovo De Riso aveva fatto richiesta al metropolita ed agli vescovi della provincia poi approvata verbalmente dal sommo pontefice). In esso furono trasferiti gli studi filosofico-teologici, mentre nel seminario vescovile si continuarono a compiere gli studi inferiori del ginnasio, al termine dei quali coloro che lo desideravano potevano continuare gli studi classici nel seminario arcivescovile di Reggio Calabria, terminati i quali per molti di essi si apriva la strada degli studi teologici culminanti con l’ordinazione sacerdotale.
Sempre nel 1912, essendo venuto a mancare il rettore del seminario vescovile, il Di Maria affidò a Don Francesco Caruso da Gasperina il rettorato, durante il quale lo stesso scrisse per i seminaristi un “libretto spirituale”. Don Caruso resse seminario fino all’anno scolastico 1919-1920 quando il successore di mons. Pietro Maria, Mons. Giovanni Fiorentini lo sostituì con un altro sacerdote ma volle nominare il Caruso padre spirituaole dello stesso seminario. Di questo singolare sacerdote ricordano le eroiche virtù ed, in onore della sua santa vita è stata introdotta la causa di beatificazione.
Grande cura, il pio istituto, ebbe anche da Mons. Giovanni Fiorentini (1919-1956), ricordato come “il Vescovo buono”, che fu anche il primo Arcivescovo di Catanzaro. Dopo il grave bombardamento del 27 agosto 1943, che distrusse buona parte del seminario e del palazzo arcivescovile, tale struttura venne provvisoriamente trasferita presso il seminario di Carlopoli che da anni funzionava come sede estiva dei seminaristi. A Carlopoli il seminario arcivescovile funzionò regolarmente fino agli anni ’55/56 per poi fare ritorno alla sede di Catanzaro, nel frattempo ricostruita per l’instancabile zelo di Mons. Fiorentini.
Intanto, il seminario S. Pio X dopo la ricostruzione seguita al devastante incendio del 1941, nel 1954 aveva attivato il corso dei 5 anni del liceo classico, lasciando così al seminario arcivescovile i tre anni della scuola media. Nel 1969 il seminario S. Pio X chiuse il liceo classico. Si ritornò così ad ospitare i due anni del ginnasio nel seminario arcivescovile di Catanzaro, mentre i tre anni del liceo classico si rifrequentarono a Reggio Calabria (non era possibile ospitare l’intero ciclo di studi nella sede catanzarese di piazza Duomo per mancanza di spazio). Ma nel 1977, grazie anche all’arcivescovo Armando Fares, si potè finalmente allungare il corso degli studi aggiungendo, gradualmente, i tre anni del liceo classico, rendendo così possibile ai seminaristi il conseguimento della maturità classica senza il trasferimento in altra sede.
Nasceva così il liceo classico arcivescovile, riconosciuto legalmente con Decreto Ministeriale del 28 maggio 1977. Ma tutto ciò rendeva necessario l’utilizzo di una nuova e più spaziosa sede che, intanto, era in fase di costruzione nel rione De Filippis ma non ancora pronta. Si ovviò ospitando, provvisoriamente, i giovani del liceo nei locali della Casa del Sacerdote (sita in via Madonna dei Cieli), mentre nella vecchia sede rimanevano i ragazzi della scuola media.
Finalmente, nel 1979, il liceo classico arcivescovile potè trasferirsi nella nuova sede di rione De Filippis dove vi rimase fino al 1981 quando, su disposizione dell’arcivescovo Mons. Antonio Cantisani la scuola media arcivescovile fu unificata a quella di Squillace ed ivi trasferita ed il liceo classico si insediò nella sede naturale di piazza Duomo. È a questo dinamico Pastore che si deve, inoltre, l’efficiente ampliamento e rinnovamento del pio istituto che, ormai fatiscente, soprattutto nella struttura muraria, splende per opere nuove: suppellettili, ampie e luminose sale, refettorio, biblioteca, direzione, alloggio per superiori e sacerdoti ospiti.
L’anno scolastico 1985-86, infine, segna una data storica per il detto liceo e ciò per due motivi: 1) il 19 dicembre 1985, a termine di una riunione dei suoi responsabili, esso veniva intitolato liceo classico “Cardinale Guglielmo Sirleto”; 2) in tale anno che esso viene per la prima volta reso scuola cattolica pubblica, dando così la possibilità a chiunque di poter usufruire del suo corso di studi. Da allora ragazzi e ragazze si sono iscritti a tale istituto frequentandone regolarmente le lezioni, insieme ai giovani del seminario arcivescovile, conseguendone poi, con regolari esami, la maturità classica.